TRE. La Piovra di Damiano Damiani (prima miniserie)

TRE. La Piovra di Damiano Damiani (prima miniserie)
I temi drammatici della sfida che la mafia ha posto allo Stato sono posti con grande attenzione nelle 10 miniserie della Piovra. Dall’uccisione del capo della Squadra Mobile della polizia (Commissario Marineo), con cui si apre il primo episodio, agli affari con la droga che don Manfredi Santamaria quasi grida nell’omelia dei funerali del Commissario. E da lì in poi è un crescendo tragico che inchioda gli italiani a dover conoscere come si trasforma la mafia: da delinquenza locale a potere occulto che si infiltra nello Stato.

Il crescendo di conoscenza che attinge dalla realtà feroce che si consuma negli stessi anni, preoccupa le classi dirigenti del Paese, sonnecchianti o colluse, che infatti ottengono che la Piovra 8 e la 9 vengano ambientate negli anni ’50, rifugiandosi quindi in una tranquilla confort zone, ottenendo infine che la Piovra 10 -ultima- si componga di soli due episodi. La prima miniserie con la regia di Damiani è del 1984.

La Piovra è tra le serie più seguite nella storia della televisione italiana. Ha raccontato agli italiani con la libertà della fiction, quanto stava accadendo: dall’affare Sindona all’uccisione del Commissario Cassarà. Ha ripreso e portato nelle cucine degli italiani i momenti più tragici. E gli italiani hanno risposto seguendo con attenzione ogni momento di ciascuna delle 10 miniserie. Gli spettatori sono stati in numero incredibile. La prima miniserie è partita con 8 milioni di spettatori ed è finita con 16 milioni.
Come riferimento si pensi che in questi giorni il totale massimo di spettatori di tutti i canali RAI si è aggirato sui 6 milioni e il totale degli spettatori si è aggirato sui 16 milioni. Cioè come se tutti gli italiani che accendono la tv si sintonizzino su La Piovra.

La prima miniserie ha un cast notevole: Michele Placido, il Commissario Cattani, poi riferimento per tutti i commissari portati sullo schermo, una splendida Florinda Bolkan indimenticabile protagonista di “Anonimo Veneziano”, Francois Perrier, Barbara De Rossi, Nicole Jamet, Flavio Bucci. È con alcuni cammei Michele Abbruzzo attore di riferimento per il teatro siciliano. La Piovra, nelle successive miniserie, ha come registi dopo Damiano Damiani, Florestano Vancini, di cui bisogna ricordare “Bronte cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato”, e poi Luigi Perelli e Giacomo Battiato.

Ne la Piovra 1 appare un primo Marcello Perracchio, grande Dottor Pasquano nel Commissario Montalbano, e Domenico Gennaro (fratello di Cirinnà) coprotagonista di un episodio di Montalbano. E in un continuo gioco di rimandi, la regia, come prima detto è di Damiano Damiani regista di “Il giorno della civetta” e poi di “Confessione di un commissario di polizia al procuratore della repubblica” (1971), “L'istruttoria è chiusa: dimentichi” (1971), “Perché si uccide un magistrato” (1975). Le prime 4 miniserie con protagonista il Commissario Cattani, sono su Raiplay, facilmente accessibili da tutti. Gli episodi sembra che non siano passati in digitale e quindi l’immagine non è quella cui oggi siamo abituati, ma la stessa qualità dell’immagine ci riporta nel clima di quegli anni e contribuisce a completare l’ambientazione.

Per la piovra è possibile tentare un collegamento con l’ultimo dei grandi tragici greci del periodo classico. Il passaggio tra il prototipo di Commissario dei film poliziotteschi anni 70, e il Commissario Cattani è netto. La novità della Piovra, come quella del teatro euripideo, è data dal realismo dei personaggi della Piovra. Cattani non vive di certezze, di credere in una giustizia superiore di cui lui è portatore. Cattani vive di insicurezze, con problemi familiari, con rapporti difficili con la figlia. In fin dei conti del capitano
Bellodi (il giorno della civetta) o del commissario Giorgio Caneparo (Milano trema) non sappiamo nulla, niente della loro vita privata, qualche interno di dove vive per Caneparo. Per Bellodi conosciamo solo l’ufficio in caserma. Di Cattani sappiamo tanto: la sua prima casa, la casa a Trapani (mai citata) dove si trasferisce con la famiglia, cosa prende a cena, quale giornale legge. In questo il parallelo con l’eroe euripideo. Non c’è più il protagonista tutto di un pezzo delle tragedie di Eschilo e di Sofocle. Cattani ha un
rapporto difficle ccon la moglie, vive le paure di Titti Peci Scialoia, la segue nel tunnel della droga, vive l’assenza dello Stato nel dramma di Titti con l’unico riferimento dato dalla comunità di Don Manfredi. E realista è la stessa pietosa bugia del vice-commissario Altero che prova a preservare l’immagine del Commissario Marineo. Altero solo sbagliando centra i responsabili.

Anche Altero, un comprimario, vive di dubbi. Ad uno stato che non guarda cosa accade, cosa diventa ogni giorno la mafia, Cattani si oppone a costo della sua vita e di quella dei suoi cari. Cattani ha rapito tutti gli italiani perché è uno di loro, con i loro problemi, non è il giustiziere algido, l’angelo con la spada vendicatrice. Il nostro Pantheon, quello che costituisce la nostra identità nazionale, è fatto di Cassarà, di Montana, di Falcone, di Borsellino, di quella corona di martiri che ha costellato gli anni della nostra repubblica: a partire da Portella della Ginestra e dai segretari di Camere del Lavoro assassinati in Sicilia dopo la seconda guerra mondiale.

Ci rimangono due perplessità: perché nonostante la grande diffusione la Piovra non è stata restaurata? perché non sono disponibili su raiplay le miniserie dalla 5 alla 10? Trovare qualche ora per rivedere qualche episodio della Piovra può essere utile.

*prof UniRc