IL LIBRO. 29 racconti (Dacia Maraini, Maria Franco, Antonio Ferrara e altri) sui bambini e le periferie

IL LIBRO. 29 racconti (Dacia Maraini, Maria Franco, Antonio Ferrara e altri) sui bambini e le periferie
centrifuga “Finora sono il morto più piccolo. Mi chiamavano Gegé, avevo tre anni. Il mio vero nome era Gennaro, ma mi chiamavano tutti Gegé. La sera venivano le luci degli elicotteri dei carabinieri a guardare dentro la stanza, ma anche quando non venivano il sonno lo stesso non veniva, perché pensavo sempre a mamma, pensavo a papà. La notte era lunga, non passava mai. Guardavo le luci là fuori. Tenevo gli occhi aperti. Al mattino mi svegliavo e facevo colazione col nonno, e poi con lui e con Amina andavamo a comprare il giornale. Lui la chiamava la badante, ma si chiamava Amina. Certe mattine facevamo una bella passeggiata tutti e tre, quando non faceva freddo. Andavamo al giardinetto, e al giardinetto il nonno e Amina si sedevano sulla panchina e io andavo sull’altalena.”

“Ho tredici anni e sto in terza media. Sono alto normale, robusto normale e ho i capelli castani normali. Gli occhi no: sono castani, ma non normali, sono pieni di pagliuzze dorate che brillano al sole, l’ho sentito dire una volta a mia mamma. Mi chiamo Ciccio, come i miei nonni, tutte e due, e il giorno di san Francesco di Paola io gli faccio gli auguri e loro mi regalano dieci euro ciascuno.

Mio papà faceva il grossista di giacche e giubbotti di pelle. Faceva, perché – dice mio papà – con la crisi la gente compra meno e, se compra, va al centro commerciale che ha già i suoi fornitori. Per questo, ora s’arrangia a fare vari lavoretti e passa molto tempo a Filici, nel giardino del nonno n.1, il padre di mia mamma. Papà e nonno ripetono sempre che: 1: fa troppo sole o fa troppa pioggia, il tempo non è mai giusto per l’agricoltura; 2: a zappare, piantare, raccogliere, se va bene, si mangia, ma non si guadagna.”

Questi sono gli incipit di Gegè di Antonio Ferrara e Ciccio di Maria Franco, i due racconti di ambientazione calabrese presenti nell’antologia Centrifuga. Fughe, ritorni e altre storie, che l’editrice Sinnos manda in libreria il prossimo 22 ottobre.

Ventinove autori – tra cui Dacia Maraini, Luisa Mattia, Beatrice Masini, Patrizia Rinaldi, Bruno Tognolini – raccontano l’essere bambini e ragazzi, il loro crescere nelle periferie del nostro paese.

Scrive Patrizia Rinaldi nella prefazione che la periferia “non è solo un luogo geografico o una parte del rapporto periferia-centro, che ha sostituito la dicotomia città- campagna post industriale. Non è solo il luogo di impossibilità di azione, di distanza da librerie, teatri, cinema, spazi di aggregazione, lontananza dalla partecipazione. La periferia del luogo comune di disastro sociale può essere smentita con un impegno costante del tentativo di cambiamento.” “Cerchiamo – scrive ancora la Rinaldi – un abbraccio di parole che parta dalle nostre periferie e arrivi dovunque, speriamo persino alla sensibilizzazione delle Istituzioni (…). Le suggestioni che proponiamo non hanno niente di trionfale, ma crediamo sia arrivato il momento di non enfatizzare solo l’impossibilità e di affermare che le nostre periferie ci riguardano e non solo per esibire un teatro di denuncia. Sono luoghi da cui è possibile ripartire.”

Il ricavato del libro (gli autori hanno regalato i loro racconti) andranno al Centro Leggimi Forte di Pomigliano d’Arco, un’associazione che opera per portare libri, scrittori e illustratori nei luoghi (paesi, periferie) dove i libri arrivano con difficoltà.

Centrifuga. Fughe, ritorni e altre storie, Sinnos, euro 12