REGGIO. L'Anassilaos promuove “Il pane e le rose”: il ’68 tra storia e memorie”

REGGIO. L'Anassilaos promuove “Il pane e le rose”: il ’68 tra storia e memorie”
il 68
“Il pane e le rose”: il ’68  tra storia e memorie” è il tema conduttore della manifestazione  promossa congiuntamente dal Comune di Reggio Calabria, dall’Associazione Culturale Anassilaos e dalla Biblioteca Pietro De Nava che si terrà giovedì 17 maggio alle ore 17,00 presso il Salone dei Lampadari di Palazzo San Giorgio e che  si propone di ricordare il ‘68 a cinquanta anni di distanza. All’incontro prenderanno parte gli Assessori Irene Calabrò e Anna Nucera, interverranno  il Prof. Antonino Romeo, studioso di Storia, Franco Arcidiaco e Stefano Iorfida. Seguiranno le testimonianze di coloro che hanno vissuto il ‘68 nella città di Reggio Calabria. Il ‘68 o meglio < i ‘68 > ad indicare  l’insieme dei fatti  che si verificarono in quell’anno, non tutti riconducibili ad una unica matrice, è un evento  storico complesso e ancora oggi difficile da decifrare nelle sue motivazioni più complesse (sociali, culturali, generazionali) e soprattutto nelle sue conseguenze  immediate e più a lungo termine.  Cinquant’anni anni fa il mondo occidentale, dagli Stati Uniti all’Europa, fu attraversato da un moto di  protesta giovanile che ebbe nelle Università il proprio centro propagatore. In Italia la rivolta studentesca ebbe inizio con gli scontri all’Università della Sapienza del 1 marzo, la cosiddetta battaglia di Valle Giulia, resa poi celebre da un famoso intervento di Pier Paolo Pasolini a favore dei poliziotti e contro gli studenti. In Francia, nel mese di maggio-giugno, alla protesta studentesca si unì ben presto la protesta operaia caratterizzando così il “Maggio francese” di un dato politico fino ad allora inedito che impensierì lo stesso De Gaulle che fu costretto ad interrompere un suo viaggio in Romania. Accanto alla protesta del mondo giovanile il ‘68 si caratterizza  però anche per una serie di fatti ed eventi, non collegati tra loro, ma che lo rendono uno dei più cruciali della storia mondiale. L’assassinio di Martin Luther King a Memphis (4 aprile) e a qualche mese di distanza (5 giugno)  quello di Robert Kennedy, erede dei valori democratici del fratello John, dato per favorito alle elezioni del mese di novembre; ad agosto l’invasione della Cecoslovacchia da parte delle truppe del Patto di Varsavia che stroncò la “primavera di Praga” dell’allora premier comunista  Dubcek  e dimostrò l’impossibilità di un comunismo dal volto umano e ancora, il 25 luglio, la pubblicazione dell’Enciclica di Paolo VI “Humanae Vitae” che condannava la contraccezione. A cinquanta anni di distanza, al di là della memoria di chi ha vissuto in quell’anno una parte importante della propria giovinezza, cosa è rimasto del 68? Sul piano più strettamente  politico si può forse dire che  incise molto poco nell’immediato (negli Stati Uniti Richard Nixon, il candidato conservatore per antonomasia  vinse le elezioni presidenziali e lo stesso avvenne in Francia con  il Generale De Gaulle) mentre contribuì in maniera determinante  ad un nuovo modo di concepire la vita e i rapporti gerarchici, la sessualità e la libertà, modificando i costumi ed emancipando la donna, e influenzando in maniera, determinate, la  cultura, l’arte e la musica.