S come svolta? Le riflessioni di Saverio Pazzano (Collettivo La Strada) sulla politica cittadina

S come svolta? Le riflessioni di Saverio Pazzano (Collettivo La Strada) sulla politica cittadina
IMG 7617L’intero immaginario dell’attuale amministrazione e dei suoi sostenitori consiste nel dipingersi e sentirsi sotto assedio. Chi sono gli assedianti? I precedenti amministratori e le loro lunghe ombre, quella pesante eredità scopellitiana (anche nella versione di Arena) il cui fallimento è stato sancito dalla giustizia e non ribadito dalla politica. Dalla politica vera, quella del pensiero e del fare, non dei comunicati stampa. Non hanno contribuito alla caduta dello “scopellitismo” né l’opposizione tiepida dell’epoca, né le ambigue posizioni sullo scioglimento del Comune.
Alcuni rappresentanti di quell’opposizione sono oggi i maître à penser dell’amministrazione. Né prima né ora hanno saputo immaginare una città diversa. Oggi ci troviamo nella stessa situazione: la politica non è stata in grado di cancellare il Modello Reggio, di sostituire a quell’immaginario perverso, a quel modello sociale e culturale infame un’idea di città nuova e di vera svolta. Solo negli ultimi mesi, in questo anno preelettorale, si sono visti i segni di una volontà comunque priva di un ragionamento organico, di una complessiva immagine della città. Interventi a singhiozzo e affastellati, lavori pubblici necessari effettuati con una qualità che dopo pochi giorni mostra in modo evidente la propria precarietà. L’amministrazione si è chiusa all’attivismo cittadino, l’unica vera resistenza a Reggio Calabria durante l’età scopellitiana. L’amministrazione non è stata in grado di farsi convertire da quella spinta positiva che ha tenuto in piedi lo stato sociale e il tessuto politico durante il periodo più buio di Reggio. Ad auto-collocarsi in stato d’assedio è stata proprio quella che avrebbe dovuto essere l’amministrazione della Svolta. E come avrebbe potuto fare altrimenti, con pezzi dell’amministrazione Arena seduti ora in Consiglio comunale con la maggioranza, e con dirigenti di quella stagione chiamati adesso a risolvere il problema dei bilanci?
…e poi i lordazzi. Ci sono, e chi lo può o lo vuole negare? Tuttavia, la logica che ci dipinge assediati da cittadini lordazzi serve solo a chi la propina. Si vive, ormai, nella certezza che Reggio sia una città persa, con i cittadini in balia di manipoli di farabutti che ammorbano l’aria e il territorio di immondizia e sono inclini ad ogni nefandezza. Come dire: meglio di così non si può fare, non prendetevela col sindaco, poveretto. Peraltro siamo un Comune senza un euro.
Per rispondere a quest’ultimo assunto è sufficiente una passeggiata in uno delle centinaia di comuni italiani in pre-dissesto (Napoli, solo per citare una città grande e complessa) per vedere come sia possibile amministrare dignitosamente. Si tratta di avere una visione politica, un’idea di città, condividerla con le partecipate, gli enti, i privati con cui si stipulano accordi e imporre il rispetto degli obblighi contrattuali. I lordazzi non sono la causa, ma l’effetto. L’effetto di una differenziata nata in tutta fretta, all’inizio poco organizzata e, soprattutto, partita senza un quadro delle abitazioni realmente abitate, senza un controllo preventivo dei contratti d’affitto e delle case affittate in nero. Quello che è emerso da subito è un’evasione della Tari di oltre il 50%. Prima di iniziare con la differenziata, sarebbe stato necessario individuare e perseguire gli evasori. Persino un bambino lo capirebbe. Anche la formula che “ci meritiamo i cassonetti” è pura farsa. Grandi città d’Italia e d’Europa (eccetto Roma, ma è proprio un’altra storia) praticano la differenziata con i cassonetti, con livelli eccellenti di pulizia. La discriminante non è la modalità di raccolta, quanto il controllo dell’evasione della tassa preposta. Chi paga la differenziata, la fa. È logico che oggi i cittadini facciano le spese di questo improvvido avvio della differenziata, di questa condizione nata senza controllo e pertanto oggi incontrollabile. È purtroppo altrettanto logico che l’unica risposta possibile a questo stato di allarme sia l’appello a denunciare i “lordazzi”. In questo non possiamo che solidarizzare con l’amministrazione, pur con tutte le premesse che abbiamo esposto. Insomma, noi non ci stiamo a vivere sotto assedio, a sentirci sotto assedio e a doverci coalizzare per difenderci da un nemico esterno, da un Pdl o da una Lega di turno. A noi stanno bene le idee. In quasi cinque anni non le abbiamo viste.
A chi teme il ritorno di Scopelliti e dei suoi, a chi teme che Reggio sia questo e nient’altro, che si debba solo governare l’emergenza, chiediamo di ritornare col pensiero all’amministrazione di Italo Falcomatà, a quella città che si sentiva in primavera, che sapeva di essere migliore di come i suoi stessi cittadini detrattori la dipingevano. Quella città è possibile, domani. Bisogna avere il coraggio di pensarla. Per farlo bisogna sentirsi liberi. All’amministrazione giova dipingere sotto assedio questa città: liberiamola.


Saverio Pazzano – Collettivo La Strada