GRECO: "le ZES come rilancio e volano di sviluppo per l'intera regione"

GRECO: "le ZES come rilancio e volano di sviluppo per l'intera regione"
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"Politica e risorse è un binomio che, molto spesso, non funziona, in quanto non riescono a coniugare bene la loro coesistenza sinergica. Accade, infatti, che invece di divenire la prima funzionale alla corretta utilizzazione delle seconde, queste ultime vengano inutilmente disperse. Risorse economiche, che si perdono in mille inutili rivoli, elargite in opere inconsistenti o di nessuna utilità o peggio predati. Ma lo stesso avviene per quelle umane, che in una sorta di nemo propheta in patria, vengono disperse; menti e professioni, giovani, richiesti all'estero e rifiutati in patria.

La Calabria è un caso eclatante, un fenomeno che meriterebbe uno studio approfondito. Eppure, basta andare nella vicina Puglia o nella più prossima Basilicata per vedere un mondo diverso che sa fare del puntuale utilizzo delle risorse lo strumento vincente, la forza del suo successo. Investimenti intelligenti, ospitalità turistica favorita dalle infrastrutture programmate e pretese, un’agricoltura all'avanguardia, un recupero dei valori ambientali, tecnologia e recupero del patrimonio esistente e ancora una classe politica che riesce con una programmazione seria e a lungo raggio a garantire sviluppo, crescita ed occupazione. Un traguardo, questo, possibile anche per la Calabria di oggi, un presente possibile sempreché ci siano volontà politica e una squadra giusta e competente per conseguirlo.

Al di là di ritardi da dovere recuperare, che fanno del Mezzogiorno più arretrato la zona campione della più bassa retribuzione italiana, occorre prendere altresì tempestivamente al volo le nuove occasioni, generatrici di incrementi di risorse.

L'ultima è assicurata dall'istituzione delle ZES (zona economica speciale), secondo la definizione ufficiale: “Queste zone hanno l’obiettivo di attrarre investitori, soprattutto esteri, interessati a operare in un ambito territoriale nel quale possono fruire di incentivi per la realizzazione degli investimenti iniziali”.

Esse sono, difatti, molto attrattive, atteso che: incentivano gli investimenti fissi, godibili sin dall'esordio dell'iniziativa; assicurano esenzioni fiscali e contributive, a tempo determinato ma sufficienti a garantire la velocizzazione degli ammortamenti; consentono una contrattazione del lavoro in deroga; offrono facilitazioni in relazione alla disponibilità di immobili strumentali all'iniziativa e alla velocizzazione dei percorsi burocratici funzionali all'esordio dell'attività e al suo funzionamento a regime.

Insediamenti produttivi, o zone franche, che grazie alla lungimiranza di imprenditori reali e non di facciata o di comodo (come molti ne annovera questa terra) ed incentivati dalle agevolazioni generalizzate previste ad hoc, possano realizzare imprese produttive ed opere d’interesse occupazionale tali da imprimere un trend di crescita e di sviluppo d’intere aree, alcune altamente depresse, e che nell’insieme genererebbero PIL per l’intera regione.

Il prevedere, a cura del governo Gentiloni, una ZES come strumento di rilancio del porto di Gioia Tauro (la prima in Italia!), così come segnatamente preteso dal Presidente Oliverio nel corso dell'incontro tenutosi il 19 aprile scorso con il Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti, può rappresentare la svolta per quel territorio e per la Calabria intera. Lo stesso De Vincenti ha affermato che: “Gioia Tauro ha le carte in regola per essere la prima ZES”, un’area industriale portuale e retro portuale, che chiama in causa l’offerta produttiva dell’intera zona. Il modo per dare, finalmente, ragione a quella mano d'opera specializzata che sta penando in quella iniziativa portuale che nei disegni iniziali avrebbe dovuto dare alla nostra regione ricchezza e occupazione. E nonostante abbia tutte le carte in regole per poter competere con altre realtà simili e soprattutto per proporsi come una delle più grandi infrastrutture non solo del Mezzogiorno ma dell’intero Paese, ad oggi rimane ancorata all’inconsistenza e alla nullità di azioni di progetto e di politiche sbagliate che hanno reso impossibile qualsivoglia tipo d’investimento, di sviluppo, rendendo una così grande opera del tutto invisibile ai più e lasciandola invece in balia di ben altri “mercati”.

In relazione a tutto questo, al valore reale di strategie di tale portata, è necessario che la Regione individui il migliore perimetro di operatività della “zona economica speciale” e benché l’impresa possa sembrare ardua deve essa stessa gestire i rapporti propedeutici alla sua concreta definizione e alla locazione delle nuove imprese attraverso anche una governance precisa e che tenga conto delle caratteristiche dei vari territori, per non commettere gli errori del passato e per non perdere occasioni, per quanto visionarie possano sembrare, come queste delle ZES.

E’ una scommessa, così come già esaltata dal governatore Oliverio, su cui la Calabria deve puntare e nella fattispecie il Porto di Gioia Tauro può finalmente candidarsi ad essere la porta marittima del Mediterraneo, una potenzialità fin ora inespressa che invece avrebbe la capacità di generare valore economico e sociale per l’intero territorio della Piana, per la regione tutta e con una visione prospettica verso l’Europa per l’intero Paese.

 

ORLANDINO GRECO

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