di FRANCESCO RUSSO - Il trasbordo delle armi chimiche a Gioia Tauro, ha attorno una cortina fumogena che impedisce di vedere nitidamente. La questione armi chimiche, in termini di rischio è vicina –schematizzando- a quella dei carri con il cloro che hanno sostato a Bolano nel tempo.
Se proviamo a separare questa contingenza alla vita del Porto, emerge invece nitidamente la qualità e la centralità di Gioia.
OGGI
Il Porto di Gioia Tauro viene considerato dal Governo del Paese, e da tutte le componenti politiche, un punto di eccellenza della portualità italiana. D Bonino a Lupi, da Letta ad Alfano a tutti gli altri. Nessuno degli altri porti italiani, sempre pronti a dichiararsi primi della classe, ha avuto da ridire sulle dichiarazioni del Governo rispetto alla primaria efficienza di Gioia.
La marina militare americana, che è tra le strutture organizzate più potenti del mondo, lo considera con uno standard di sicurezza pari almeno a quello delle basi USA. L’ONU, massima organizzazione di integrazione internazionale, ha dato il suo placet al porto di Gioia.
Se immaginiamo quanto non viene documentato dai giornali, possiamo pensare che i più intelligenti servizi segreti, dal Mossad alla CIA, ai servizi segreti russi, tutti in relazione con quelli italiani, abbiano dato il loro assenso.
I massimi vertici italiani e internazionali hanno confermato che per efficienza, sicurezza e centralità nel Mediterraneo, Gioia Tauro è il primo.
Questo la stato delle cose: oggi.
Qualunque decisione razionale si assuma nelle prossime ore sul trasbordo questa qualifica internazionale non potrà essere tolta. Evidentemente si ritiene a scala mondiale che il top management, i quadri tecnici, i lavoratori calabresi siano di livello primario. Questo è il punto focale: oggi.
TRA OGGI E DOMANI
Dobbiamo guardare in avanti.
“Si auspica che da tale vicenda si guardi al futuro di questo porto, volano per l'economia del Sud, con una attenzione diversa. Cogliendo le sue opportunità, si valorizzino - dicono i Vescovi della Calabria - i suoi punti di forza rifuggendo luoghi comuni e stereotipi che, purtroppo, da tanti, troppi anni, accompagnano questa infrastruttura strategica per il domani di questa terra”.
Quindi non solo oggi, ma principalmente domani.
E lo stesso fa il sindacato che con la CGIL chiede “facciamo passi avanti con fatti concreti e coraggio”. In questo si legge la storia del sindacato della Piana, che si è forgiato nella difesa del Porto, quando negli anni bui ha combattuto contro chi da Roma ne proponeva sottovoce l’interramento. Che ha contribuito con impegno faticoso al rilancio odierno. Con i lavoratori che per capacità produttiva e presenza sono pari ai più qualificati scali internazionali dei Paesi ad economia avanzata, sfatando una volta per tutte le leggende sugli sfaticati meridionali.
In questo quadro duro, in cui i valori della pace si mischiano con le armi chimiche e gli uni e le altre sono inscindibili, è necessario che la Calabria ponga tutti i mezzi per presentarsi in modo adeguato. Parafrasando Kennedy, che ognuno possa dire di aver fatto tutto quanto gli competeva prima di chiedere al Governo nazionale.
DOMANI
La Regione deve porre il Porto fuori dal sistema di potere calabrese. La Politica tutta deve porre il Porto fuori quota, senza furbizie.
Regione, Province, Comuni, Università, devono giocare molto alto, è la partita del futuro.
I vescovi, con la loro capacità di vedere oltre, il sindacato con l’impegno dimostrato per la produttività, gli imprenditori che hanno scelto e scelgono Gioia, ci confermano che il Porto è il domani di questa terra.
Il Porto non è la Sanità o i Rifiuti entrambi terreno di potere oggi. Il Porto è il domani.
Il Governatore ha la palla. Di solito è molto accorto nei dribbling stretti, nelle operazioni tattiche. Ora deve fare un lancio lungo. Deve decidere se consegnare il Porto alla diatriba politicante odierna, o ascoltare il monito dei Vescovi, l’invito del sindacato e degli imprenditori. L’Assessorato regionale ha impiegato più di due anni per le linee guida per i trasporti. Si può immaginare che ne impieghi almeno altri 2 per il piano direttore, altri 2 per il piano attuativo, ed altri 2 per lo studio di fattibilità. Sarebbe un disastro perché questi tempi non rispondono a quelli brevi che chiede e impone il Porto.
Il momento per il Porto e per il Governatore è cruciale. La questione Zes è una delle questioni, certo importante, ma di breve termine. Altre questioni poderose attendono per trasformare il porto in volano della Calabria e del Sud. Basta solo pensare alla nuova legge sui porti che individua una sola Autorità in tutto il bacino tirrenico sud, quindi sarà in Campania? A Napoli? Se così, sarà la fine, altro che Zes, altro che Assessorato e tempi giurassici.
Il Ministro Lupi si è impegnato ad essere a Gioia durante il trasbordo delle armi. È una prima importante occasione per volare alto e non tirare per la giacchetta.
Mancano alcune settimane: c’è il tempo per predisporre un programma di sviluppo articolato su alcuni punti chiari, condiviso da una larga maggioranza, che veda il consenso dei terminalisti e del sindacato, che abbia il contributo delle maggiori forze politiche che governano il Paese, che veda partecipi tutti gli Enti Locali.
Il Porto, come le grandi riforme per il Paese, ha bisogno dei migliori contributi di tutti.
Docente di Trasporti e Logistica, UniRC