L’ANALISI. Il flop del M5s e le difficoltà di Cdx e Csx

L’ANALISI. Il flop del M5s e le difficoltà di Cdx e Csx
rbg    E’ inutile girarci intorno. La notizia di queste ore è il M5s. Bisogna guardare lì per capire i processi che le elezioni dell’11 giugno, al di là di come andranno i ballottaggi, mettono in moto. Il voto, piaccia o no, suggerisce con molta forza l’ipotesi che l’Italia non è diventata tripolare e che il M5s è stato un fenomeno passeggero. Certo è ancora, soprattutto nella percezione (che pur essendo una realtà astratta in politica ha peso), un pallone gonfiato all’inverosimile ma manda già il sibilo dell’afflosciamento. Se così fosse, bisogna avvertire il Csx: non è per lui una buona notizia. Lo sgonfiamento del M5s è destinato a gonfiare il Cdx non a impinguare il Csx. E il problema successivo da chiarire è: il Cdx sarà capace di far tesoro dalla lezione del voto riacciuffando i suoi voti (in libera uscita dal 2013) accampati da Grillo?

UNO. Ma procediamo con ordine. Il M5s ha un boom elettorale nel 2013 quando Bersani perde 3 mln e mezzo di voti e il Cdx di Berlusconi quasi 9. Un successo straordinario quello di 4 anni fa. Ma se si ripercorre il periodo con freddezza si scopre che il M5s non ha mai replicato quel successo, tranne che nei sondaggi. Già l’anno dopo (2014) Grillo galvanizzato dal successo del 2013 giurò che se non avesse vinto le europee si sarebbe ritirato dalla politica. I risultati, però, furono spietati. Grillo perse quasi 3 mln di voti (per l’esattezza, 2 mln 896mila voti e rotti), una rasoiata di un voto ogni 3. Poi arrivarono le elezioni regionali fuori turno (Lazio, Lombardia, Basilicata, Piemonte, Calabria, Emilia e Romagna) e nel 2015 tutte le altre. Per il M5s zero vittorie. Anzi, neanche un solo candidato in finale.

La rivincita (illusoria) arrivò nel 2016 a un turno di amministrative con dentro anche Roma e Torino. E’ dalla lettura di quel dato che il M5s sembra spiccare il volo verso la conquista del potere. Il Movimento Grillo-Casaleggio viene giudicato con sempre maggiore determinazione in marcia verso la conquista del potere in Italia. Eppure, comprendendo anche Roma e Torino, appaiono contraddizioni che suggeriscono un giudizio più lucido e cauto. Il M5s vinceva – arrivava primo - solo e soltanto a Roma. Ma lì l’eredità congiunta di Centrodestra e Centrosinistra (Alemanno e Marino) era stata a dir poco disastrosa. Tanto catastrofica da impedire di usare Roma come simbolo di una tendenza inchiodandola al ruolo di anomalia ed eccezione. E’ vero che in tutti gli altri comuni capoluogo, tra cui Torino, i 5s andavano al ballottaggio. Ma sempre, tranne nel caso anomalo di Roma, arrivando secondi e sempre dietro il Csx. Anche a Torino, dove Fassino non passava al primo turno per poco e l’Appendino, candidata dei 5s, era dietro di una dozzina di lunghezze. Il Cdx, insomma, aveva al primo turno ceduto parte del proprio elettorato ai grillini arrivando, ben distanziato, terzo in classifica (sempre). Al ballottaggio (ve ne furono un po’ meno di 20) i grillini, sempre secondi, arrivarono primi vincendo i candidati del Pd. Insomma, il terzo arrivato (Cdx) riversò i propri voti sui secondi (i 5s) per sconfiggere i primi (Csx). Spacciare questa vicenda come una progressiva e inarrestabile marcia dei 5s verso la conquista dell’Italia, con un cannoneggiamento mediatico a tutto spiano, è stato un grave errore che ora i grillini pagano; forse con la rinuncia ad avere un futuro importante nel paese.

DUE. Il quadro era chiaro alle valutazioni meno urlate degli esperti. Nicola Piepoli - tanto per fare un esempio autorevole - parlando con Italia Oggi l’11 maggio del 2017, un mese prima del flop di Grillo, avvertiva che «ci saranno sorprese molto di più di quanto la gente comune pensa». E ancora: «Se Berlusconi e Salvini si uniscono, i 5 Stelle scendono brutalmente, non di poco, ma di molto». Per Piepoli il M5s era gonfiato da elettori di Cdx e Csx «Con la differenza che quelli di centrodestra sono elettori, chiamiamoli, in libera uscita, che hanno perso un punto di riferimento chiaro perché, al momento, non esiste più la vecchia coalizione di centrodestra e quindi si sono dati a Grillo. Ma è una situazione in divenire, tutto potrebbe cambiare da un momento all’altro». Da qui la conclusione sui 5s: «Per me il loro progetto di governo è destinato a naufragare. Naturalmente aspetto di essere smentito». Un mese dopo invece della smentita arriva una prima solida conferma.

TRE. Ma l’implosione del M5s (sarà interessante vedere chi aiuterà nei ballottaggi) non significa il ritorno alla casella di partenza e il sollievo di Cdx e Csx. Entrambi gli schieramenti hanno problemi che, al momento, non sembrano capaci di affrontare.
Il Cdx per tornare a vincere (sul Csx) deve sciogliere consistenti ambiguità. Intanto quella di una alleanza considerata a rischio per il paese per il peso di Lega e FdI (teorici del lepenismo). Macron e la Merkel dimostranto che dove il moderatismo non è libero da impacci rischiosi la vittoria stenta. Fin quando B dettava le carte riducendo alla ragione Bossi, Maroni, e Fini, il meccanismo reggeva. Ma i tempi sono cambiati e questo spiega il cambio di B dal maggioritario al proporzionale. Se conta la destra del Cdx lo spazio elettorale si restringe.
Quanto al Csx il voto di queste ore dimostra l’errore Pd a orientarsi verso il proporzionale. Ma il problema del Csx è ancor più di fondo. Le sue rotture e frammentazioni sembrano dimostrare che l’area dei radicalismi ed il rifiuto di un riformismo capace di affrontare i problemi del paese (giovani, occupazione, produttività, Mezzogiorno, corruzione e privilegi) lo paralizza. E' evidente che se il Csx non troverà un modo per superare questo scoglio sarà destinato ad essere sopraffatto del Cdx.

QUATTRO. Su questi temi si giocherà il destino del paese perché non è vero che la marginalizzazione del M5s di per sé risolverà i problemi di stabilità e  rappresentanza per far crescere, quanto serve, il prestigio di un paese che ha urgente bisogno di riforme ed Europa.