di MARIA FRANCO
Da lunedì 17 sarà in libreria Storie Rriggitane, primo libro di Pasqualino Placanica, che raccoglie una serie di racconti, alcuni dei quali i lettori di Zoomsud hanno già avuto modo di apprezzare.
La prima cosa che mi capitò di leggere, anni fa, di Pasqualino Placanica, è stata una ballata su Festa Madonna. Mi colpì molto perché mi sembrò di intravvedere in lui caratteristiche che le successive letture delle sue composizioni, in prosa e poesia, hanno confermato.
L’autore di Storie Rriggitane è una specie, non comunissima, di reggino totale. Totalmente immerso nella città, amata e conosciuta in ogni strada e in ogni piega dell'anima. Capace, nello stesso tempo, di condividerla pienamente e di esserne distante a sufficienza da vederne chiaramente errori, compromessi, volgarità e via elencando. Con un sotto testo morale forte, reso non moralistico dalla costante assunzione di responsabilità personale.
Il suo, è un modo di raccontare la città acuto e senza fronzoli, appassionato e realistico. Sempre sobrio. Talvolta ruvido. Talvolta con venature ironiche, o sarcastiche o grottesche. Mai sussiegoso. Sempre sincero.
Un piccolo fatto, un ricordo, una discussione diventano la base per raccontare la città e far emergere la dicotomia tra quello che Reggio avrebbe potuto essere, grazie alla sua storia e alla sua grazia, e quello che è. Ma sempre con la voglia di lottare ancora, comunque, nonostante tutto, perché quell’“avrebbe potuto” diventi “potrebbe” o, meglio, “può”.
Non con lo sguardo rivolto al passato, col lamento del vorrei ma ormai, né col sentimentalismo tanto più inconcludente quanto più parolaio, ma con il gusto del dovere civico e, ancor più, del dovere umano. Perché essere un ottimo figlio di Reggio (e, quindi, nel caso, nemico di una certa Reggio) non è diverso, per lui, dall’essere un uomo perbene.
Senza vezzi e senza autocompiacimento, Pasqualino Placanica, dice di sé: “Non haiu i scoli, sono un modesto perito industriale, macchinista ferroviere, che si diletta a scrivere nel tempo libero”.
Di fatto, è un narratore che non solo è un piacere, ma fa anche bene leggere.
Come scrive Antonio Calabrò nella prefazione a Storie Rriggitane: “Terminato il libro proverete anche voi l’inquieta sensazione della responsabilità. Responsabili di appartenere a Reggio Calabria, responsabili di fare (o di non fare) qualcosa per la nostra amata terra, responsabili di dichiararne l’amore o di non provarne affatto. Perché questo libro, alla fine, altro non è che una gigantesca prova di sentimenti, soltanto scalfiti dal pessimismo di una ragione attenta, che chiedono ancora conferme, inorridiscono di fronte al nulla, e s’innalzano, con anelito sublime, verso quel cielo antico che ci sovrasta.
Lo stesso cielo dei nostri progenitori greci, con la stessa identica vocazione all’armonia, che Pasqualino Placanica comprende mancare e che, con sforzo sovrumano, vorrebbe restaurare, ben sapendo che solo con la civile convivenza, il sentimento fraterno e una maggiore giustizia il nome di Reggio potrebbe tornare ad essere pronunciato orgogliosamente, come si merita. La sua necessità è questa: tornare ad essere orgoglioso di dichiararsi reggino. Ed è anche la nostra. Questa è la sua opera prima, avviata in tale direzione. Gliene siamo grati”.
Venerdì 21, sarà lo stesso Calabrò, insieme a Letizia Cuzzola e Saso Bellantone a presentare Storie Rriggitane nell’ambito della rassegna Calabria d’Autore.
Pasqualino Placanica Storie Rriggitane, Disoblio editore