di MARIA FRANCO -
Piccolo test su come funziona la nostra informazione.
Mettiamo che un grande giornale del Nord, anzi il più autorevole dei quotidiani italiani, voglia affrontare il tema della scarsa attrazione di visitatori, e relativi infimi guadagni, dei nostri musei, (Uffizi e poco altro a parte).
Secondo voi: di chi/che cosa parlerà e, soprattutto, su chi/che cosa titolerà?
Ebbene, sì, sui Bronzi.
Con relative (effetivamente scarse) cifre (sensibilmente meno di 100 mila visitatori, tra paganti e non negli ultimi mesi, meno di mille euro al giorno guadagnati) e relativo confronto con gli (effettivamente alti) costi del rifacimento di palazzo Piacentini.
Eppure, non ci vuole chissà che genio per vedere chiaramente che – con l’attuale sistema di trasporto (strade, autostrada, ferrovie, linee aeree, vie marittime) nonché con ciò che la città e la provincia di Reggio offrono effettivamente (non “potenzialmente”, che è altra cosa) – non ci può proprio essere, di fronte ai Bronzi, la ressa che sta rendendo difficile la vita ai capolavori del Louvre.
Nello specifico, quindi, sono quelli della complessiva offerta turistico-culturale della città e della sua "raggiungibilità" i problemi da affrontare. In generale, c’è un problema del riconoscimento e valorizzazione dell’immenso patrimonio artistico dell’intero paese.
Scegliere sempre i Bronzi come esempio di come il sistema museale italiano non riesca a produrre ricchezza non fa che confermare la scarsa originalità della stampa italiana, per non dire: la sua annoiante ripetitività (causa non ultimissima delle scarse vendite dei quotidiani).
Il guaio è che, con tutta la sua scarsa originalità e grande noiosità, anche la stampa finisce col far diventare luogo comune dell’intero Paese che Reggio non può conservare i Bronzi. E che, magari, se fosse tecnicamente possibile, sarebbe il caso di trasferire sui Navigli tutto Palazzo Piacentini.