Due sole parole, "fin qui", ma chiare, che lasciavano presagire un possibile recupero di una situazione oggettivamente indecorosa per l'istituzione.
Ebbene: una aspettativa seppur debole, si era creata, sulla capacità della Camera dei deputati di recuperare una situazione imbarazzante e incompatibile con i valori e i principi dello Stato di diritto, di cancellare un brutto, brutto precedente, che ha visto penalizzata la dignità sociale di un'intera comunità territoriale e anche ideale, colpendo in modo ingiusto i più giovani, nonché i più meritevoli.
Il tempo è trascorso, e nessun atto ha fatto seguito a quella dichiarazione: alcuna telefonata, nessuna comunicazione, nessun chiarimento, né tantomeno, alcun nuovo invito, come sarebbe stato naturale, se le personalità coinvolte fossero state realmente in buona fede e avessero avuto realmente l'intenzione di rimediare ad un presunto malinteso.
Nessun gesto ha potuto, come pure i calabresi onesti avevano fortemente sperato, sanare una ferita, chiarire che si fosse trattato solo di un equivoco o di un problema tecnico o di calendario, come era stato spiegato dagli uffici.
La questione è stata utile a rafforzare la consapevolezza della dignità civile e sociale e della capacità di coesione dei calabresi (e ripeto: quelli onesti), nonché a distinguere tra tanti, chi predica bene ma razzola male.
Alla fine della fiera, questa situazione ha prodotto due elenchi: uno lungo e uno breve. Quello breve, costituito dai pochi coraggiosi intellettuali o rappresentanti istituzionali, o semplici cittadini, che hanno avuto il coraggio di chiedere pubblicamente chiarimenti mai pervenuti. Questi si contano sulle dita di una mano: Mimmo Gangemi, Eduardo Lamberti Castronuovo, il Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza Antonio Marziale, il Senatore Carlo Amedeo Giovanardi, la cittadina Patrizia Carere; come poche sono le redazioni che, specie a livello nazionale, hanno dato visibilità alla vicenda.
E poi c'è l'elenco lungo (molto lungo), costituito dai politici calabresi, di vari livelli, da redazioni di giornali e televisioni, giornalisti e commentatori. Alte cariche, esponenti di prim'ordine dei movimenti politici di maggioranza e di opposizione, e persino il vicepresidente della Camera e oggi aspirante premier Luigi Di Maio, da me informato proprio in quanto co-titolare dell'alto scranno (come posso dimostrare, e sono certa che nessuno smentirà questo dato) ma silenzioso e finanche compiacente verso la posizione di una persona della quale oggi (a Camere sciolte e cioè quando, forse, non è più sconveniente) dice di non aver alcuna stima politica.
Persone informate dei fatti, tante, che avevano il dovere istituzionale o professionale, di interessarsi della questione, ma non lo hanno fatto.
E poi tra le due categorie, ancora una, quella ibrida, più insinuosa: quella di quanti, sedicenti intellettuali e promotori del volto pulito e del lato migliore della nostra terra, faziosamente e superficialmente, hanno preso per buona la posizione della Presidente, e ne hanno difeso le ragioni senza cognizione di causa e senza avere la dignità di attingere direttamente alle fonti, né di procurarsi gli atti.
Signori (e signore): questi elenchi esistono e possono essere esibiti in qualsiasi momento, all'occorrenza, ma in coscienza propria ciascuno sa a quale categoria appartiene.
Molto è stato detto, fatto e scritto intorno a questa vicenda. Ma oggi la verità emerge chiaramente, e la storia è stata scritta e non può, purtroppo, essere smentita.
Con questa nota si chiude incontrovertibilmente la questione e si acclara, definitivamente, la verità dei fatti. Ciascuno trarrà le proprie conclusioni.
E i calabresi onesti, sia chiaro, hanno buona memoria.