Il nostro primo nemico siamo noi stessi. Lo diciamo e lo scriviamo da anni ma un conto è se lo diciamo noi ed un conto è se lo dice il presidente della Regione. Significa che la consapevolezza sul nodo dei nodi che ci sta assottigliando anno dopo anno, giorno dopo giorno, è enormemente cresciuta.
Alcune sere fa, concludendo un’iniziativa sull’agricoltura e sui giovani imprenditori, Mario Oliverio ha detto testualmente: ‘’….quella che avete ascoltato è la Calabria vera, sana, su cui accendere i riflettori. Questo è esattamente lo spaccato di una Calabria che cambia. Chi non vede questo è rimasto bloccato con il prosciutto sugli occhi a qualche anno fà.
Questo è il punto vero su cui è indispensabile ragionare, cioè l’autorazzismo nel quale ci siamo cacciati e dal quale non siamo capaci di uscire. Anni fa Gioacchino Criaco, lucidissimo analista delle cose calabresi nonché scrittore di prestigio, ebbe a dire così: ‘’chi vuol restare resti e chi vuole combattere lo faccia, ma si smetta di viaggiare in ordine sparso. Il nemico della Calabria è tutto interno, è forte. Da fuori si assiste a un’agonia tutta nostra, che al limite torna utile per tante cose lunghe da spiegare”.
Ora qui non si tratta di dare colpe e ragioni, o di suonare la grancassa ma, al contrario, nemmeno il de profundis ma di stare ai fatti, alla realtà, ad una sua narrazione sempre più aderente. Avviene questo in Calabria? Assolutamente no e questo, appunto, per colpa in primo luogo di noi calabresi.
‘’Sta crescendo una cultura nuova - ha detto ancora l’altra sera Oliverio - la cultura che incomincia ad abbandonare il lamento e il vittimismo, che intraprende e si mette in campo. Il nostro primo nemico siamo noi stessi ed uno stereotipo che proietta la Calabria fuori dai suoi confini in modo negativo. Questo nemico bisogna combatterlo. E lo si fa giorno dopo giorno, facendo crescere una cultura nuova. E sono proprio le giovani generazioni i portatori di questa cultura nuova. Oltre il 70% dei giovani calabresi sono dotati di titolo di studio e questo significa che la nostra nuova forza lavoro sta cambiando le dinamiche dei nostri territori’.
E alcune sere dopo, per precisare meglio il concetto, Oliverio in un’altra iniziativa ha detto: ‘’…noi, purtroppo, viviamo in una terra di cui, spesso, i primi nemici di noi stessi siamo noi. Nessuno vuole nascondere o sottovalutare i fatti negativi che caratterizzano la nostra regione, ma ci sono fatti positivi che sopravanzano di gran lunga quelli positivi e che spesso rimangono sottaciuti, nell’ombra, trascurati e lo stereotipo dell’immagine della Calabria che si proietta all’esterno è quello di una regione “rognosa”, impresentabile, ‘ndranghetista. La ‘ndrangheta c’è, esiste e va combattuta con ogni mezzo, ma la Calabria non è solo ‘ndrangheta. Se tutto si riduce a “rogna” passa un messaggio negativo che genera soltanto sfiducia, rassegnazione e avvilimento e spinge i nostri giovani, e non solo loro, a scappare da questa terra”.
Si può iniziare a ragionare pacatamente di tutto ciò, o dobbiamo andare avanti per chissà quanto tempo tra tifosi di opposte fazioni e, nel frattempo, la Calabria muore? Una settimana fa l’amministratore delegato dell’Ansa, un signore di Milano che vive a Roma, è venuto a Catanzaro per un convegno sul racconto buono dell’Italia che sta facendo la sua Agenzia ed ha snocciolato in 8 minuti d’intervento alcuni dati sulla Calabria relativi a turismo, export etc etc. La platea (tutta di calabresi ovviamente) lo ascoltava in religioso silenzio, alcuni erano anche perplessi, si chiedevano dove avesse appreso quelle cose quello strano signore, ma lui quei dati li aveva semplicemente tratti da una breve ricerca su internet. Cioè a disposizione di tutti, se solo si vuole!
Questo vuol dire che viviamo nel paese di Bengodi? Certamente no, nessuno l’ha mai detto e nessuno lo pensa ma, per converso, aiuta – lo ripetiamo – lo stanco ripetersi di una litania che distrugge anche l’orgoglio dell’essere calabresi e il senso di appartenenza?
Chiudiamo con un altro fulminante Criaco, in attesa (speriamo) di altri contributi: ‘’tanti, troppi hanno tradito. Schiere di noi calabresi abbiamo messo la nostra terra sotto i piedi, non c’è stato nemmeno bisogno di un intervento da fuori, si sono limitati e si limitano a raccogliere i cocci dei disastri indigeni e a ghermire le vite giovani e i cervelli buoni per portarseli via… È solo con noi che dobbiamo prendercela. La Calabria è un sacco immenso, dentro ci mangiano lupi calabrotti e fiere d’altrove. I calabresi, ignavi, tengono aperto il sacco. La verità è lampante’.