Oggi, nell’indifferenza piu’ o meno generale, terminera’ in Puglia una singolare e inedita marcia partita mesi fa per mettere al centro gli ultimi del pianeta.
Questo progetto si chiama ora Last Twenty, nato all’inizio dell’anno per volere di tanti e diversi soggetti rappresentativi delle diaspore, da organizzazioni non governative, da organizzazioni laiche o interreligiose. Ha proposto un nuovo sguardo sul pianeta, un osservatorio sulle aree più marginali e fragili per misurare la temperatura sociale, economica e ambientale del mondo. A partire proprio dalla condizione degli ultimi venti paesi. Un G20 capovolto, un ’attività che mira a capovolgere l’ottica del nord che governa il pianeta, mettendola in discussione poiché produce molti danni e che questi danni li paga soprattutto il sud.
Partiti da Reggio Calabria gli incontri, i dibattiti, le marce si sono poi spostati a Roma e da qui in tanti diversi centri dell’Abruzzo e del Molise. Il testimone è passato a Milano (dal 22 al 26 settembre) dove sono stati affrontati i temi del diritto alla salute e dell’impatto del mutamento climatico. Il summit itinerante terminerà a Santa Maria di Leuca appunto oggi, 2 ottobre, e poi domani in concomitanza con le elezioni amministrative con la stesura di un documento da presentare nelle sedi internazionali. L’obiettivo finale, infatti, è quello di farlo avere al summit dei G20, i Paesi più ricchi e potenti del mondo, che si terrà a Roma dal 30 al 31 ottobre, un documento per il futuro del Pianeta, visto con gli occhi degli ultimi.
E’ durante questo periodo che si è sviluppata una ricerca (The last Twenty: non solo ultimi ma anche invisibili?) condotta da un consistente gruppo di studentesse e studenti dell’ateneo di Siena di cui ci ha dato notizia Maurizio Boldrini, mirante a verificare se gli antichi vizi del giornalismo italiano (eurocentrismo, sguardo rivolto solo alla politica di casa nostra) marcassero ancora i vecchi e i nuovi media italiani. O, se invece, il processo di globalizzazione e d’internazionalizzazione dei flussi informativi, ne avesse modificati i tratti, portandoli verso una dimensione più globale.
La risposta che è venuta dalla ricerca dice che poco o nulla è cambiato nel modo di trattare le notizie e che il localismo continua a essere la cifra principale usata dai media di casa nostra. E’ stato evidente che i paesi più poveri del mondo non sono solo gli ultimi ma sono anche invisibili per l’opinione pubblica e la politica italiana. Il periodo preso in esame dai gruppi di ricerca ha riguardato il mese di giugno 2021.
L’analisi delle testate della carta stampata ha riguardato la Repubblica, il Corriere della sera e Libero. Nelle prime due, testate nazionali, hanno prevalso i toni di tipo informativo ed enunciativo facendo anche ricorso, grazie alle collaborazioni editoriali, ad agenzie e commenti tratti da qualificate testate internazionali. Nel terzo, giornale di tendenza, si è teso a utilizzare termini più urlati e ad applicare stereotipi sul modo di raccontare quei paesi come esotici e lontani dalle consuetudini delle civiltà occidentali. Si è parlato prevalentemente dell’Afghanistan, della Libia e dell’Iraq. L’attenzione è quindi rivolta ai paesi del Medio Oriente e all’Eritrea e l’Etiopia poiché storicamente più vicini all’Italia. Vengono, invece, totalmente ignorati i problemi quotidiani di gran parte degli altri paesi.
Anche per le testate d’informazione on-line (IlFatto.it, il Post, Fanpage, Leggo) è stato scelto di analizzare le presenze nel mese di giugno. Dai lanci di Ansa.it: nell’intero mese sono stati pubblicati ottantasei articoli con la certezza delle fonti. Sono usate prevalentemente le fonti istituzionali. Prevale, quindi, la cronaca spicciola mancando inviati e reportage.
Diversa per periodo, e ovviamente per i parametri e le tecniche usate, è stata l’analisi dei telegiornali presi in esame: i periodi hanno riguardato, come negli altri casi, il mese di giugno al quale è stata aggiunta un’osservazione delle notizie apparse nel periodo che va dal 10 agosto al 10 settembre. Le analisi hanno prodotto risultati molto diversi data la diversità, in questo caso ricercata, degli accadimenti di questi periodi. Per il mese di giugno sono stati presi in esame la7 e Tg2000; per il periodo che va dal 10 agosto al 10 settembre, il Tg1 e Tg3 della Rai e il Tg5 di Mediaset.
La copertura mediatica sui venti paesi più poveri del mondo – in conclusione - è stata molto scarsa: solo ventuno notizie sono state rilevate dei 180 servizi messi in onda.
Da due giorni il focus dei media e’ su Mimmo Lucano, giustamente. Quando sara’ su quegli ultimi che lui voleva salvare? Questo il vero problema.