L'ANALISI. Peppe Tripodi e la Stratigrafia ficcante e decodificante

L'ANALISI. Peppe Tripodi e la Stratigrafia ficcante e decodificante
Tripodi in 160 pagine di Città del Sole
attraversa e sviscera il mondo stratiano
composto in questo libro di nove parti:
dall'introduzione semiseria molto seria
attraverso cicli titoli opere migliori
riflessi autobiografici romanzi involuti
nel lessico e nella tessitura testuale:
“Visionari e ciabattini”, “Cari parenti”,
“La conca degli aranci”, “L'uomo in fondo al pozzo”.
La quinta e sesta parte  ospitano riflessioni
(più) critiche su “Melina” ex Mondadori
e su “Tutta una vita” pubblicato postumo.
L'ultima parte (VII,VIII e IX) scandaglia
con analisi penetranti la lingua stratiana,
l'intreccio formicolante ed irrisolto
claudicante talvolta  un po' farneticante
di lingua e dialetto persone situazioni
modi di parlare e di pensare intrecciare
rapporti nella patria di Calabria dolori
immensi piaceri condizionamenti
fughe  problemi secolari spirali di narrazioni.

Il filone intimistico in certa narrativa di Strati
costituisce uno strato stilisticamente perdente
compensato peraltro dalla vis descrittiva
e realistica delle sue opere migliori.
Ancora a cavallo di Claudio Cavaliere,
Tripodi  nell'ultima parte, dall'alto del sapere
glottologico ed interpretativo, analizza
il rapporto non risolto tra lingua e dialetto
con implicazioni di pregiudizio antidialettale
nonché impoverimento delle sue connotazioni.
Di estrazione popolare nella Calabria ionica
e di madrelingua calabro-romanza Strati
anche nei romanzi “positivi” di lessico e di storie
segnala, accredita un pregiudizio antidialettale
e tende a creare una lingua che non fosse né dialetto
né lingua letteraria una sorta di impasto,
pietra grezza intonacata con lingua standard.
Uguali implicazioni di impoverimento subiscono
i proverbi convertiti forzosamente in italiano.
Viceversa, a parte la ricorrente ambiguità
nell'inquadramento e nelle specificazioni mafiose,
appare significativa ed espressiva l'utilizzazione
del linguaggio degli appartenenti all'associazione
per lessico, coerenza e colore linguistico.

Non altrettanto riuscita e rappresentativa
risulta invece, a sentire ancora una volta Tripodi,
l'invenzione di parole dialettali e la traduzione
in lingua standard di proverbi e detti calabresi,
alla ricerca di neoformazioni dettate prevalentemente
dall'intenzione di meravigliare il lettore
con la formazione di parole di conio originale,
che anziché innovare produttivamente
segnano indici diffusi di torsione e decadenza.

Giuseppe- Peppe- Tripodi figlio (dis)incantato di Calabria
studioso di storia e filosofia collaboratore di riviste
glottologo scrittore di romanzi -pieni e belli- autore
di biografie critico letterario lettore professionista mediatore
culturale amministratore pubblico uomo politico contadino.
Ha le virtù e capacità di leggere, inquadrare,
analizzare criticamente e comunicare con precisione,
pregnanza, completezza ricostruzioni e interpretazioni.

Nel testo in esame risaltano la ricchezza e l'adeguatezza
della ripartizione della materia di indagine critica
e la duttilità e perspicacia della lingua usata,
nonché la puntualità della disamina e la scattante
rispondenza di deduzioni e sistemazioni.

Particolare incisività delle parti VII-VIII-IX
dedicate alla lingua dello scrittore in fieri
e alle sue particolarità, coniugazioni e limiti.
Lunga, graduale e pervicace incubazione
fino a un prodotto globale notevolmente esaustivo.

23 settembre 2024.                            GIANNI PIU