La vispa Teresa
avea tra l'erbetta
Al volo sorpresa
gentil farfalletta
E tutta giuliva
stringendola viva
gridava a distesa:
“L'ho presa! L'ho presa!”.
Mentre recitava la poesia, faceva un pugno con la mano come se la farfalla fosse davvero lì.
“Ma non sta bene questo”, sussurrava una nostra amica al tavolo.
“Salve Professore, come state?”, diceva Ermione che lo conosceva. A quanto pare il
Professore era un’istituzione a Lazzaro, mi spiegano. E per quanto ne sapesse di poesie e
romanzi, rimaneva di fatto un ex professore di matematica. Lo incontro di nuovo sul
lungomare e stavolta scambiamo più di una battuta. “Ermione, chi è questo ragazzo con cui
ti accompagni?”, aveva chiesto il Professore. E poi aveva cominciato a farmi il terzo grado,
anche in inglese: “Wuot caind of giob du iu du?”. Appena scopre che ho studiato Ingegneria,
parliamo di Pitagora, della bellezza dei teoremi e della dimostrazione per assurdo.
“Caro mio, come vedi io faccio il mestiere piu’ antico del mondo: l’insegnante di matematica”, aveva detto ridendo il Prof. che qui chiameremo Pitagora. Svariamo anche su
Foscolo e Leopardi, mi permetto di correggerlo su una citazione e lui ammette: vuole sondare la mia cultura e cerca di campionare qua e là la mia formazione scientifica, ma anche quella umanistica. Appena finito di discutere, ho saputo che andò dal padre di Ermione per complimentarsi di me.
Mi ritengo fortunato. Mio zio scherza sempre dicendo che non esiste la scuola per diventare
padri. E ultimamente credo non esista più la scuola in senso generale, ma solo gli esempi dei singoli Professori. Se sei fortunato e hai dei buoni Professori, allora puoi sperare di imparare qualcosa. Altrimenti, peggio per te. Crescendo impari che la carriera per l’insegnamento è davvero per pochi la prima scelta: spesso per gli ingegneri non lo è, di solito è un piano B. Pochi seguono veramente una vocazione, ma poi alla fine la differenza in aula tra chi ha la vera passione e chi no si vede.
Per esempio, il Prof. Kant, mio insegnante di filosofia al Liceo, aveva studiato proprio
ingegneria e a due materie dalla laurea lascio’ tutto perchè sentì il richiamo forte della
filosofia: alla fine finirà gli studi col massimo dei voti e arrivera’ primo al concorso a
cattedra in Calabria. Il Prof. Kant faceva lezione in modo anticonvenzionale: seduto sui
banchi, capello lungo e occhialino da sole tattico, era uno di noi. Lo incontro spesso quando
torno a Reggio e ci scambiamo sempre qualche whatsapp per gli auguri durante le feste.
Ho cominciato a scrivere racconti grazie alla mia insegnante di Liceo, Prof. Deledda. Venne
un giorno in aula dicendo che c’era un concorso letterario per racconti brevi. Ispirato, scrissi
quello che viene ricordato oggi dai miei amici per sfottermi “Una rosa senza spine”, di cui
nemmeno più ricordo l’ambientazione, ma ricordo bene che avevo preso spunto dalla frase:
Non c'è rosa senza spine. Ma ci sono parecchie spine senza rose. (Arthur Schopenhauer)
Sono molto legato anche alla mia Prof. di Francese del Liceo, Madame Swann. Con grazia e
delicatezza mi ha commentato su Facebook quella volta del mio coming out sulle malattie
mentali, in questo modo:
“Carissimo alunno mio, anche se per un anno, ti ricordo bene. Ti sto leggendo da un po', con
emozione. E continuerò a leggerti, perché la sincerità dei tuoi accenti è pari solo al tuo
coraggio e alla tua dolcezza, tratto che di te mi è rimasto più impresso, come tua cifra
essenziale, insieme alla tua grande intelligenza e alla tua lettura, se non ricordo male,
dell'Adriano della Yourcenar. Brilli ora, e tanto, come brillavi a scuola: è una luce che la
malattia non spegne, anzi a volte amplifica, rende più intensa, ardita e consapevole. Tanti
auguri per il tuo percorso, per la tua vita, per la tua gioia e per ogni tuo istante così denso di
senso e di amore”.
L'ultima volta che ho rivisto il Prof. Pigatora è stato al funerale della zia di Ermione. “Salve
Professore”, avevo detto, ma lui non si ricordava. Avevamo parlato della decadenza della
scuola in Italia verso le materie scientifiche e di come la Bellezza fosse nascosta anche dietro
alcune formule. Gli avevo spiegato che mi trovavo in Olanda adesso e mi aveva augurato il
meglio per il mio futuro, come tutti i Professori anche quando non incontrano ex studenti.
Qualche giorno fa, Ermione mi manda un vocale sul cellulare: “Ciao Mattia, avrei voluto non
dirtelo ma forse è meglio che tu lo sappia. Ti ricordi del Professore Pitagora?”
Il Professore Pitagora rimaneva, nella mia modesta opinione, un’anima profonda, giocosa e
ricca di vita. E’ morto qualche giorno fa a 89 anni. Lo conoscevo poco, non era stato mio insegnante, ma nonostante tutto, questa volta ero io che mi sentivo legato a lui.
Buon viaggio Professore: “c'è geometria nel mormorio delle corde. C'è musica nella
spaziatura delle sfere” (Pitagora).