L’INTERVENTO. 27 gennaio, la Banalità del bene nel giorno della dimenticanza

L’INTERVENTO. 27 gennaio, la Banalità del bene nel giorno della dimenticanza
pales    Tra i giorni che l’uomo ha elaborato per dare pace ai suoi incubi, tra le ricorrenze utilizzate come un’àncora e che rendono tuttavia l’uomo degno di essere chiamato tale, tra i giorni di riflessione utilizzati a cadenza mensile per battersi il petto ed invocare il perdono,  il  27 di Gennaio è uno di questi.

Lo chiamano il giorno della memoria, “bisogna ricordare” dicono, bisogna gridare ai quattro venti il dolore, lo sdegno, bisogna strapparsi le vesti e urlare con tutto il fiato in gola: “mai più!”.

Tra queste litanie di retorica, cornici delle ricorrenze dell’uomo, io mi trovo d’accordo, ci sguazzo felice come voi tra gli oceani degli uomini medi, mi emoziono davanti al dolore, davanti ai documentari elaborati all’ultimo minuto da quei giornalisti free lance a caccia di un posto fisso.

Non giudicate le mie parole, non mi pensate come un antisemita insensibile a caccia di qualche “like”, non  immaginatemi come un radical chic seduto nel suo salotto e che spara a zero, assieme ai suoi amichetti, del piccolo proletario, del padre di famiglia che cerca di dare ai figli un futuro migliore, non giudicate le mie parole e non mi vogliate male se vi dico che a me il 27 di Gennaio non piace, se vi dico che il 27 di Gennaio non ha senso e se affermo con rammarico e tristezza che lo ritengo finanche offensivo dei martiri della Shoah.

Non giudicate le mie parole, non rimanete sbigottiti o perdete il respiro se vi dico che Israele ha cancellato tale giorno, se dico che Israele ha smembrato il suo significato, se dico che Israele ha cancellato uno dei dogmi della Torah, ovvero quello del “ricordo” trasformando il 27 di Gennaio in un giorno banale; sì proprio così: Israele ha dimenticato il senso della sua esistenza ridicolizzando la sua storia e dimenticando i propri figli nell’atto stesso del ricordo, trasformandoli in attori che, come in quei film “americani” densi di effetti speciali, diventano comparse, burattini inconsapevoli di un destino già scritto.

Il 27 di  Gennaio, trasformato ormai in una matassa della dimenticanza, avrebbe dovuto celebrare il giorno in cui le forze alleate liberarono Auschwitz dai tedeschi.

“Al di là di quel cancello, oltre la scritta «Arbeit macht frei» (Il lavoro rende liberi), apparve l’inferno. E il mondo vide allora per la prima volta da vicino quel che era successo, conobbe lo sterminio in tutta la sua realtà. Il Giorno della Memoria non è una mobilitazione collettiva per una solidarietà ormai inutile. È piuttosto, un atto di riconoscimento di questa storia: come se tutti, quest’oggi, ci affacciassimo dei cancelli di Auschwitz, a riconoscervi il male che è stato”

E se vi dicessi che affacciandomi da quel cancello scorgo un’altra nazione, altre nazioni? Se vi dicessi che al di là di quel cancello l’orco ha cambiato il suo volto con una maschera che è figlia dello stesso orrore? Se vi dicessi che il male è diventato banale per l’azione di una vittima che è diventata carnefice? Se vi dicessi che in una terra lontana dall’insanguinata Polonia, culla inconsapevole dell’abominio nazista, si sta consumando un altro olocausto, un’altra shoah, un altro silente sacrificio?

Nelle tragedie dell’uomo, create dall’uomo, figlie dell’uomo si fa sempre una macabra conta delle vittime, si misurano gli atti nefandi con i volti e con le storie di chi non c’è più, adesso, nell’anno del Signore 2017 Israele  continua il suo olocausto, dimentica chi è stato e cosa ha patito uccidendo e saccheggiando l’anima di un altro popolo che alla stella di Davide ha sostituito la Kefiah: il popolo palestinese.

Non starò qui a raccontarvi cosa accade, dovreste saperlo tutti, tutti dovreste sapere quante case palestinesi Israele distrugga ogni giorno e quante giovani vittime passino dai fucili israeliani, non vi racconterò nemmeno delle case incendiate a migliaia e di quel bambino di 18 mesi morto arso vivo nel villaggio di Duma, non vi racconterò di quel padre e figlio uccisi a bruciapelo, non vi racconterò niente di tutto questo perché avrete un giorno intero per ricordare: il 27 di Gennaio, il giorno della banalità del bene.

Restiamo umani …