
Dopo un significativo inizio teatrale, l’esordio nel cinema avviene nella trilogia antimilitarista 08/15 Kaputt (1955) del tedesco Paul May, facendosi notare nei ruoli da “duro”.
Nel 1957 interpreta quattro film, tra i quali Nachts wenn der Teufel kam (“Ordine segreto del Terzo Reich”) di Robert Siodmak, rientrato in patria dopo l’esilio americano (dove realizza, tra gli altri, i mitici La scala a chiocciola, I gangsters, Lo specchio scuro) e La ragazza della salina, con Marcello Mastroianni ( “mi chiamava sempre con il nome del personaggio del film: Coco”, racconta Adorf). L’anno dopo recita nel film Mädchen Rosemarie, Das (“La ragazza Rosemarie”) di Rolf Thiele, ispirato ad una storia vera che in Germania fece scalpore.

In Italia ha vissuto negli anni delle magnifiche sorti e progressive del cinema italiano. L’esordio nel 1961 con A cavallo della tigre di Luigi Comencini (che l’ha richiamato per interpretare Mangiafuoco nelle Avventure di Pinocchio), per poi continuare con i più grandi registi italiani del periodo: Zurlini, Pietrangeli, Vancini, Castellani, Risi, Lattuada, Argento, Amelio e tanti altri. Ma è tra il ‘66 e il ‘72 che interpreta tre film di forte impronta cinematografica italiana, con i quali si è fatto conoscere dal grande pubblico come attore capace di interpretare personaggi da commedia e drammatici. Il primo, il western …e per tetto un cielo di stelle di Giulio Petroni, nella parte dell’ingenuo minatore Harry, in coppia con Giuliano Gemma, segna praticamente l’avvio della serie “Trinità”; l’anno dopo, nella parte di Sciascillo, in Operazione S. Gennaro, con Nino Manfredi; ma, soprattutto, Milano calibro 9 di Fernando Di Leo ( ma anche Violenza: quinto potere di Florestano Vancini), che diventa, anche grazie alla sua interpretazione di “iena”, “il più grande noir italiano di tutti i tempi" (Q. Tarantino). E, gli amanti del “genere”, non avranno dimenticato l’urlo finale con il quale uccide l’assassino del suo amico/nemico Ugo Piazza ( Gastone Moschin) : “Tu, uno come Ugo Piazza non l’uccidi a tradimento! Tu, uno come Ugo Piazza non lo devi neanche toccare! Tu uno come Ugo Piazza non lo devi neanche sfiorare! Tu, quando vedi uno come Ugo Piazza, il cappello ti devi levare! il cappello ti devi levare! il cappello ti devi levare! il cappello di devi levare!". Senza dimenticare il drammatico inseguimento finale in La mala ordina (’72), sempre di Fernando Di Leo e quello da “comica finale ” in Operazione S. Gennaro, insieme a Nino Manfredi all’inseguimento della “monaca” Senta Berger.
In effetti, da giovane, la mediterraneità di Adorf era molto caratterizzata, resa fortemente visibile ed incisiva grazie ad una mimica facciale straordinaria, che gli ha consentito anche di fare tanti ruoli di “orso buono”. Negli anni della maturità “veste” una bellissima barba bianca e in Germania diventa l’attore “icona”. E’ il padre dell’attrice Stella Adorf (1963) e il cognato di Michael Verhoeven, figlio di Paul Verhoeven ( Robocop, Attori forza, Basic istint). “A Cannes ho visto la Sandrelli, che mi ha detto: “Mario, come ti sei fatto bello! Ti ricordavo un po’ bruttarello…”.
“Infatti, siccome non ero biondo, non potevo fare altro che film messicani. Sam Peckimpah mi offrì il ruolo di messicano nel “Mucchio selvaggio”; il mio agente mi disse che Anthony Quinn non faceva più ruoli da messicani, Pedro Armendariz era morto, e che io avevo una bellissima carriera da messicano davanti a me. Rifiutai. Ma si può fare il messicano tutta la vita?”
E il padre calabrese l’ha più rivisto? <<Solo una volta- ha raccontato l’attore- Avrò avuto una ventina d'anni ed ero curioso di incontrarlo. Ovviamente mia madre me ne aveva parlato, dicendomi che papà aveva tanto desiderato un maschio. Ancora non sapevo parlare l’italiano e mio padre non conosceva il tedesco. Gli ho consegnato una lettera di mia zia dove raccontava quanto era successo. L'incontro sarà durato in tutto dieci minuti. Mio padre aveva dato disposizioni perché mi fosse versato un aiuto economico. Poi non l’ho più rivisto>>.