IL CINEMA e LA CALABRIA. Mario Adorf, il calabrese nato in Svizzera

IL CINEMA e LA CALABRIA. Mario Adorf, il calabrese nato in Svizzera
adorf   Mario Adorf: nasce l’otto settembre 1930, interpreta più di 200 film e una mitica scena in  Milano calibro 9.  Attore di cinema, teatro e televisione, è nato in Svizzera e cresciuto in Germania, ma stava per nascere in Calabria. Infatti la mamma, Fraulein Adorf, radiologa di Zurigo, giunta in Calabria   alla fine degli anni  ‘20 per presentare nuovi strumenti di radiologia per conto dell’Agfa, ebbe una relazione con un medico di Siderno. “Doveva rimanere pochi giorni- racconta l’attore - invece  ebbe una relazione con un uomo sposato con  tre figlie. Ma quando mia madre rimase incinta, mi voleva affidare ad una famiglia, in campagna, e mia madre avrebbe avuto il privilegio di vedermi qualche volta la domenica. Ma lei  non accettò e, incinta al nono mese,  fuggì alle cinque di mattina, da Locri, per andare da sua  sorella a Napoli, ma non fu ricevuta. Stremata, lo stesso giorno prese un nuovo treno e andò in Svizzera dove sono nato con il nome di Mario Adorf. Dopo tre mesi mia madre è stata cacciata anche da lì. Così sono cresciuto nel paese di mio nonno, in Germania”, allevato dalla zia e dalla nonna e, naturalmente dalla madre, scomparsa nel 1998, alla quale ha dedicato un libro. Grazie alla conoscenza di quattro lingue, ha viaggiato in lungo e in largo attraverso le frontiere del cinema europeo.

Dopo un significativo inizio teatrale, l’esordio nel cinema avviene nella trilogia antimilitarista 08/15 Kaputt (1955) del tedesco Paul May, facendosi notare nei ruoli da “duro”.

Nel 1957 interpreta quattro film, tra i quali Nachts wenn der Teufel kam (“Ordine segreto del Terzo Reich”) di Robert Siodmak, rientrato in patria dopo l’esilio americano (dove realizza, tra gli altri, i mitici La scala a chiocciola, I gangsters, Lo specchio scuro) e La ragazza della salina, con Marcello Mastroianni ( “mi chiamava sempre con il nome del personaggio del film: Coco”, racconta Adorf). L’anno dopo recita nel film  Mädchen Rosemarie, Das (“La ragazza Rosemarie”) di Rolf Thiele,  ispirato ad una storia vera che in Germania fece scalpore.

mario adorf 
In Italia ha vissuto negli anni delle magnifiche sorti e progressive del cinema italiano. L’esordio nel 1961 con A cavallo della tigre di Luigi Comencini (che l’ha richiamato per interpretare Mangiafuoco nelle Avventure di Pinocchio),  per poi continuare con i più grandi registi italiani del periodo:  Zurlini, Pietrangeli, Vancini, Castellani, Risi, Lattuada,  Argento, Amelio e tanti  altri.  Ma è tra il ‘66 e il ‘72 che interpreta tre film  di forte impronta cinematografica italiana, con i quali si è fatto  conoscere  dal grande pubblico come attore capace di interpretare personaggi da  commedia  e drammatici. Il primo, il western …e per tetto un cielo di stelle di Giulio Petroni, nella parte dell’ingenuo minatore Harry, in coppia con Giuliano Gemma, segna praticamente l’avvio  della serie “Trinità”; l’anno dopo, nella parte di  Sciascillo, in  Operazione S. Gennaro, con Nino Manfredi; ma, soprattutto,  Milano calibro 9 di Fernando Di Leo ( ma anche Violenza: quinto potere di Florestano Vancini),  che diventa, anche grazie alla sua interpretazione  di “iena”,   il più grande noir italiano di tutti i tempi" (Q. Tarantino). E, gli amanti del “genere”, non avranno dimenticato l’urlo finale con il quale uccide l’assassino del suo amico/nemico  Ugo Piazza ( Gastone Moschin) : “Tu, uno come Ugo Piazza non l’uccidi a tradimento! Tu, uno come Ugo Piazza non lo devi neanche toccare! Tu uno come Ugo Piazza non lo devi neanche sfiorare! Tu, quando vedi uno come Ugo Piazza, il cappello ti devi levare! il cappello ti devi levare! il cappello ti devi levare! il cappello di devi levare!". Senza dimenticare il drammatico inseguimento finale in  La mala ordina (’72), sempre di Fernando Di Leo  e quello da “comica finale ” in  Operazione S. Gennaro, insieme a  Nino Manfredi  all’inseguimento della “monaca” Senta Berger.
In effetti, da giovane, la mediterraneità di Adorf era molto caratterizzata, resa fortemente visibile ed incisiva grazie ad  una mimica facciale straordinaria, che gli ha consentito  anche di fare tanti ruoli di “orso buono”. Negli anni della maturità “veste” una bellissima barba bianca e in Germania diventa l’attore “icona”.  E’ il padre dell’attrice Stella Adorf (1963) e il cognato di Michael Verhoeven, figlio di Paul  Verhoeven ( Robocop, Attori forza, Basic istint). “A Cannes ho visto la Sandrelli, che mi ha detto: “Mario, come ti sei fatto bello!  Ti  ricordavo un po’ bruttarello…”.


Infatti, siccome non ero biondo,  non potevo fare altro che film messicani. Sam Peckimpah mi offrì il ruolo di messicano nel “Mucchio selvaggio”; il mio agente mi disse che Anthony Quinn non faceva più ruoli da messicani, Pedro Armendariz era morto, e che  io avevo una bellissima carriera da messicano davanti a me. Rifiutai. Ma si può fare il messicano tutta la vita?”

E il padre calabrese l’ha più rivisto? <<Solo una volta- ha raccontato l’attore- Avrò avuto una ventina d'anni ed ero curioso di incontrarlo. Ovviamente mia madre me ne aveva parlato, dicendomi che papà aveva  tanto desiderato un maschio. Ancora non sapevo parlare l’italiano e mio padre non conosceva il tedesco. Gli ho consegnato una lettera di mia zia dove  raccontava quanto era successo. L'incontro  sarà durato in tutto dieci minuti. Mio  padre aveva dato  disposizioni   perché mi fosse versato   un aiuto economico.   Poi non l’ho più rivisto>>.