RC. Tabularasa: parole nuove ed altri racconti per la Calabria e i calabresi

RC. Tabularasa: parole nuove ed altri racconti per la Calabria e i calabresi
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I calabresi sono davvero i rappresentanti di una vil razza dannata? Chi è che tramanda un’immagine stereotipata e deteriore di questa terra e della sua gente, l’unica a fare notizia nel panorama informativo nazionale? Perché ciò accade e perchè non siamo ancora riusciti a sconfiggere la ndrangheta? Nel pieno stile di un festival che vuole contrastare la rassegnazione, queste sono solo alcune delle domande che hanno animato l’acceso dibattito al centro del sesto appuntamento con Tabularasa, targato Urba/Strill.it, svoltosi alla torre Nervi. Gli organizzatori Giusva Branca e Raffaele Mortelliti hanno conversato con Filippo Veltri e Aldo Varano, giornalisti e autori del volume edito da Città del Sole Edizioni “Una vil razza dannata? Riflessioni sulla Calabria e i calabresi”, con Fabio Cuzzola, insegnante e membro del collettivo di scrittori Lou Palanca,  e Mimmo Gangemi, ingegnere prestato alla letteratura ed editorialista della Stampa.
“Una vil razza dannata?”, è il titolo di verdiana memoria, con un punto interrogativo che ha fatto discutere, che si propone di stimolare un nuovo racconto della Calabria ispirato ai saggi raccolti in un numero speciale pubblicato nel 1950, di cui all’interno del volume vi è una ristampa anastatica, sulla rivista Il Ponte, diretta da Piero Calamandrei. “In Calabria tutti hanno smesso di raccontare questa terra in modo laico – ha sottolineato Aldo Varano - e l’immagine degradata che ci viene restituita dall’Italia è quella che gli stessi calabresi costruiscono e veicolano. Molti da ciò guadagnano privilegi, soldi e carriera”.
“La nostra è una provocazione - ha spiegato Filippo Veltri – perché crediamo che ci sia bisogno di un racconto vero di questa terra, oggi affidato ad un concatenarsi di stereotipi e pregiudizi che delineano quel fenomeno che Gioacchino Criaco, scrittore calabrese, ha definito autorazzismo”.
La Calabria, dunque, potrebbe essere completamente autorazzista oppure la maggior parte dei suoi abitanti potrebbe avere delegato o essersi rassegnata. Mortelliti e Branca incalzano nel chiedersi come conciliare l’obbligo di denuncia dei fatti che accadono con la proiezione in un futuro di cambiamento; si chiedono chi rappresenti il calabrese buono e come ci si possa sentire liberi di fare in uno scenario in cui la Calabria fa notizia solo se selvaggia e violenta, in cui dilaga il dato discusso e contestato del 27 % di densità mafiosa della popolazione. Varano sottolinea l’importanza di capire quali meccanismi materiali attivare per affermare libertà, sterzare e cambiare direzione.
“Io sono stato apprezzato – ha raccontato Mimmo Gangemi - in questa terra quando sono tornato con il timbro Einaudi ma già prima scrivevo. Credo che la dimensione di vinti del popolo calabrese si manifesti con il silenzio di chi non protesta per la sanità, le strade, la ferrovia, l’abbandono dell’agricoltura”.
Allora è Veltri ad invocare vivacemente attenzione ai luoghi comuni che affossano e non aiutano a capire e poi Cuzzola si sofferma sull’esigenza di liberarsi dalle narrazioni tossiche e sul ruolo fondamentale delle storie che si raccontano e dei libri che si scrivono. “Credo che chi scrive – ha sottolineato Fabio Cuzzola – debba suscitare quel senso di libertà che la realtà ruba soprattutto ai giovani costretti ad andare a studiare fuori. La coscienza, come scrive Camus, può guidare la rivolta dell’uomo ed educare ad una nuova consapevolezza”.
A corollario della serata, Tabula Kids con la presentazione della collana di libri di Alessandra Berello e Andrea Marelli “Football dream” (Einaudi ragazzi), presso lo Sportvillage di Catona e il secondo appuntamento targato Carnefresca.
Quest’ultimo è stato animato dalle note e dalle parole del cantautore reggino Adriano Modica, voce e chitarra, accompagnato da Marco Meduri al basso e da Peppe Drumz Costa alla batteria.