Le indagini, durante un anno, hanno permesso agli uomini dell’Arma di smantellare un sodalizio criminale in grado di gestire tutte le fasi del traffico illecito di reperti archeologici prelevati, essenzialmente, dal sito di Capo Colonna, a Crotone, simbolo della grecità d’occidente. Le fasi dell’attività del sodalizio, dallo scavo clandestino alla vendita dei reperti ai collezionisti, sono state documentate dai Carabinieri con intercettazioni telefoniche e ambientali, riprese video, pedinamenti, arresti in flagranza e sequestri di reperti. Attianese, grazie alle sue competenze, avrebbe indirizzato le squadre di tombaroli verso quelle aree del Crotonese non ancora indagate dall’archeologia ufficiale, traendo poi beneficio del saccheggio.
A capo delle squadre di tombaroli ci sarebbe stato Vincenzo Godano, 29enne di Isola Capo Rizzuto, soprannominato “l’archeologo”, che addestrava i suoi uomini all’uso di sofisticati metal detector. Il principale ricettatore - sempre a detta degli inquirenti - era Ernesto Palopoli, 81enne di Torretta di Crucoli, che ha accumulato negli anni quasi duemila reperti archeologici esposti nel suo museo privato. Per Attianese e Godano il giudice delle indagini preliminari Michele Ciociola ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere; domiciliari, inoltre per un’altra persona ancora tuttora ricercata divieto di dimora per Carmine Francesco Verterame, 60enne di Isola Capo Rizzuto, Francesco Salvatore Filoramo, e Francesco Arena, 37 anni, di Crotone. Obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria per Pasquale Antonio Fabiano, 45 anni, di Crotone; Giovanni Luigi Lettieri, 62 anni, di Crotone; Raffaele Malena, 70 anni, di Cirò Marina; Ernesto Palopoli, 81 anni, nativo di Rossano ma residente a Torretta di Crucoli; Salvatore Rocca, 33 anni, di Cariati. Sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere dedita all’esecuzione di scavi clandestini, impossessamento di reperti archeologici dello Stato, danneggiamento di aree vincolate, ricettazione.