"Vi e' arrivata la chiamata?". Cosi' Antonino Pesce, il latitante arrestato stamani, si e' rivolto ai carabinieri che hanno fatto irruzione nell'appartamento in cui si trovava, pensando di essere stato tradito da qualcuno. Ma in realta', nessuna soffiata e' giunta ai carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro che sono risaliti a lui grazie alla conoscenza del territorio e ad indagini tecniche. Gli investigatori, infatti, gia' dal luglio scorso, dopo che si era reso irreperibile ad un provvedimento di fermo, avevano iniziato a controllare i movimenti di familiari e conoscenti tra Rosarno, suo paese natale, e Gioia Tauro, dove era il centro dei suoi interessi criminali per via dell'importazione di cocaina. E' stato cosi' che i carabinieri hanno individuato l'appartamento in cui e' stato bloccato. La svolta c'e' stata negli ultimi due giorni, quando sono stati notati strani movimenti nei pressi dell'abitazione dove i carabinieri sapevano dovesse vivere solo Tonino Belcastro, di 53 anni, proprietario della casa. Gli investigatori hanno cosi' iniziato servizi di osservazione a distanza con l'uso delle telecamere e della zona circostante. Avuta la quasi certezza della presenza di Pesce, la notte scorsa e' scattato il blitz. Al momento dell'irruzione, nell'appartamento, oltre a Pesce e Belcastro, c'era la compagna insieme ai due figli di 3 anni e sei mesi.