RIFORMATO L'ORDINE DEI GIORNALISTI

RIFORMATO L'ORDINE DEI GIORNALISTI
"Oggi viene compiuto un passo importante per dare nuova forza e credibilita' all'Ordine dei giornalisti e per rilanciare una professione posta troppo spesso sotto attacco da chi cerca di mettere il bavaglio all'informazione e da chi trae vantaggio dalla delegittimazione dei giornalisti". E' quanto sostiene il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza Rai, in un intervento pubblicato su "Unita.tv", a proposito dell'approdo in Cdm della riforma dell'Ordine. "Con l'approvazione del decreto - spiega Anzaldi - sulla revisione della composizione e delle attribuzioni del Consiglio Nazionale, da parte del Cdm, c'e' una riduzione a 60 componenti, tutti con una posizione previdenziale attiva presso l'Inpgi. Inoltre la rappresentanza viene rivista per ripristinare il rapporto originario di 2 a 1 a favore dei professionisti, cioe' di quei giornalisti che svolgono la professione in modo esclusivo e che hanno sostenuto un esame di stato.

Un riequilibrio volto anche ad evitare conflitti di interesse tra professioni, e dunque per assicurare un'informazione libera e corretta alle lettrici e ai lettori. Giornalista e' chi lo fa, e' questo lo spirito della norma che risponde alle richieste di coloro che esercitano la professione, per davvero. La riforma rappresenta un impegno mantenuto da Renzi e da Gentiloni, per dare nuova dignita' a un Ordine che, nonostante gli sforzi e i tentativi di alcuni, non e' stato in grado di autoriformarsi. Un intervento che ha il merito di fornire nuovi strumenti affinche' l'Ordine abbia maggiore autorevolezza ed efficacia nel tutelare una professione presidio ineludibile della democrazia moderna e di garantire che i cittadini siano informati di piu' e meglio".

"L'intervento sull'editoria, avviato dal governo Renzi - scrive ancora il deputato dem - e reso attuabile ora dal governo Gentiloni, ha il merito di aver portato con se' gli strumenti per rivedere la rappresentanza giornalistica nell'ordine professionale, che e' risultato pletorico, troppo spesso incapace di rispondere ai processi di trasformazione delle dinamiche del lavoro e ai nuovi mezzi di informazione, oltre che distante dalle esigenze di chi questo mestiere lo fa tutti i giorni. Ad oggi l'organismo preposto all'accesso, alla formazione e alla deontologia dei giornalisti appare come una corporazione chiusa. L'attuale Consiglio Nazionale e' composto da 144 giornalisti, un numero rispondente piu' a logiche spartitorie che a reali esigenze di rappresentanza. La razionalizzazione e' divenuta necessaria sia per abbattere radicalmente i costi, che si aggirano intorno agli 80mila euro per ogni convocazione del Consiglio e superano il milione l'anno per le spese degli organismi dell'ente, sia per rendere piu' efficaci e snelle le decisioni che riguardano la vita professionale di tante donne e tanti uomini".