REGGIO. Dopo 50 anni l’acqua del Menta. Sarebbe bello se qualcuno chiedesse scusa ai reggini

REGGIO. Dopo 50 anni l’acqua del Menta. Sarebbe bello se qualcuno chiedesse scusa ai reggini

acqua

UNO. Domenica 28 ottobre il Governatore della Calabria, il sindaco di Reggio e il presidente della Sorical spingeranno tre pulsanti che dovrebbero (in italiano il condizionale indica un’azione che si realizza a condizione che) portare l’acqua ai reggini con caratteristiche mai conosciute fino ad ora. L’acqua arriverà in tutta la città. Il flusso sarà abbondante, comunque sufficiente. La potabilità sarà buona. Il servizio sarà permanente (cioè non ora sì e poi chissà). Sarà definitivo, cioè “per sempre” (tutte le stagioni, giorno e notte). Né più né meno come accade nella quasi totalità delle grandi città. E come non è mai accaduto a Reggio per i reggini che hanno vissuto e oggi ci vivono.

Il condizionale non indica scetticismo sull’operazione (al netto delle possibili criticità iniziali fino alla messa a regime). Né era scettico il nostro titolo dei giorni scorsi: “Per l’acqua a Reggio finisce un’attesa di molti decenni” preceduto da uno squillante (Forse), tra parentesi perché spiccasse meglio. Quel titolo (su cui molti lettori ci hanno interrogato) e l’attuale condizionale dipendono dal fatto che i giornalisti, compreso chi scrive, la notizia dell’arrivo dell’acqua a Reggio l’hanno già data in passato dietro le assicurazioni (quasi sempre preelettorali) di Governatori e sindaci del tempo. Questa volta è probabile che non sia così. Ma a mezzo secolo dalla nascita del progetto e trenta anni dopo l’inizio dei lavori, sull’acqua a Reggio è meglio parlare di cose già accadute anziché che accadranno o stanno per accadere (del resto, fiammiferi e vecchiette si possono fregare solo una volta).

DUE. Sì ora (pare proprio) che ci siamo, come dicono Oliverio, Falcomatà e la Sorical che all’obiettivo hanno lavorato pancia a terra, ognuno secondo il proprio ruolo. Nessuna apertura di credito gratis. Ma manca più di un anno dalle elezioni regionali e comunali e solo due matti potrebbero far promesse senza avere la certezza di poterle realizzare andando incontro a uno tsunami e a una perdita radicale di credibilità (anche elettorale). Altro roccioso argomento: il 29 mattina i reggini avranno (avremo) la possibilità di verificare e, fino alle elezioni, il tempo per maturare una vendetta elettorale dolorosa. La conclusione, quindi, è netta e perfino paradossale: Oliverio e Falcomatà potrebbero non avere nessun vantaggio elettorale per aver “portato” l’acqua a Reggio perché un anno in politica è un tempo sterminato in cui si può dimenticare anche il raggiungimento di un obiettivo tanto straordinario; ma verrebbero puniti pesantemente se avessero promesso e data per fatta una cosa che dopo un anno neanche si vede.

TRE. In questo quadro di (quasi) certezze, se ne avessi la possibilità, consiglierei a Oliverio e Falcomatà una strategia di moderazione. Certo, la novità è grossa ed è destinata a cambiare profondamente situazioni, mentalità, abitudini e perfino la cultura dei reggini. L’acqua è l’origine della vita e la fonte di tutto il resto. La vanteria dei due è giustificata: sono (sarebbero) riusciti a portarci l’acqua facendo una cosa che gli altri, tutti gli altri e senza eccezione alcuna, c’avevano promesso inutilmente.

Ma proprio perché le cose sono così chiare e così inoppugnabili, rispetto al (probabile) risultato, Oliverio e Falcomatà prima di stappare le bottiglie per dar via alla festa, schiacciati i bottoni, dovrebbero essere tanto previdenti (e generosi) da chiedere scusa alla città e a chi la abita. Loro non c’entrano, ma le istituzioni, al di là di chi momentaneamente le occupa, hanno una certa continuità e le istituzioni sull’acqua, fino a prima di Oliverio e Falcomatà, hanno clamorosamente fatto cilecca registrando fallimenti in serie su un punto decisivo per la vita quotidiana e la civiltà di un popolo. Una città dove non arriva l’acqua, o dove la disponibilità e l’uso dell’acqua sono subordinati dalla propria condizione sociale, è una città dove le diseguaglianze sono più odiose, profonde e radicali. Non siamo uguali se alcuni possono farsi la doccia ogni volta che vogliono e altri solo quando e se arriva l’acqua. C’è differenza profonda se puoi comprarti sempre e comunque l’acqua minerale o, armato di decine e decine di bottiglie di plastica, devi dar l’assalto (lavoro faticoso spessissimo affidato solo alle donne) a qualche fontana potabile esibendo la tua condizione critica (per una famiglia di 5 persone servono, solo per bere e senza cucinare e lavare la verdura, almeno tre euro e mezzo di acqua minerale al giorno, cioè 105 euro al mese, 1260 l’anno: per migliaia di famiglie reggine una cifra importante e spesso non affrontabile). E c’è da chiedere scusa alle migliaia e migliaia di nostri concittadini che non hanno mai avuto la possibilità di vivere dentro la normalità pur facendo parte del mondo di cui, piaccia o no, faceva e fa parte anche la Calabria. Penso a tutti quelli che avevano 50 anni quando partì questo progetto di civiltà e cultura, pochissimi dei quali, purtroppo, potranno assaporare l’acqua del Menta e un servizio adeguato alle necessità del nostro presente storico.

QUATTRO. Insomma, l’arrivo dell’acqua non modifica la pesante condizione sociale dei reggini. Ma per la prima volta viene risolto un problema strutturale che rende più armoniosa la vita all’interno della città su un punto decisivo per l’intera comunità. Ai reggini le scuse per il ritardo con cui l’acqua arriva e l’insopportabile massa di privazioni a cui sono stati costretti. A chi, senza farsi intimidire dai fallimenti passati, attualmente dirige le istituzioni che hanno reso possibile raggiungere il sogno della la normalità, un riconoscimento.