Sotto le bombe di Putin sta nascendo l'Europa. Ora non si torni più indietro

Sotto le bombe di Putin sta nascendo l'Europa. Ora non si torni più indietro

bombe

UNO. Quindi, l’Europa c’è. Non lo sapeva nessuno che oltre ad esserci fosse così forte e determinata tanto da condizionare con tanta energia i processi storici, come non era mai accaduto nel Novecento e sta invece accadendo in queste ore. A rendere ufficiale la rivelazione, fin qui nota solo a ristrette minoranze, le bombe di Putin. Ignaro anche lui, padrone di un mondo isolato e chiuso che fa parte dell’Europa ma in cui l’Europa (ancora) non c’è.  

Sono state le bombe, scatenate con violenza antica e ferocia per isolare e ghermire una grande estensione europea, che hanno rivelato e fatto emergere il sentire comune di un territorio politico immenso: dalla Germania alla Grecia, dall’Italia alla Francia e alla Spagna, all’Inghilterra, all’Olanda alla Svezia, e via via elencando altre decine di grandi nazioni, che dicono le stesse cose perché hanno gli stessi bisogni e scoprono di essere impegnate sullo stesso obiettivo muovendosi come un’unica e grande potenza europea.

E’ questa Europa, ancor prima degli Stati Uniti, che s’è posta di traverso e si contrappone come un muro insormontabile contro Putin che forse aveva immaginato uno scenario non molto diverso da quello della prima parte del Novecento quando la furbizia di nazioni e popoli aveva spinto verso il suicidio di un intero continente.

E’ una notizia sorprendente, carica di civiltà e voglia di pace, la mobilitazione e l’impegno della Svizzera, popolo e territorio europeo di straordinaria cultura pacifista, che non fa parte dell’Ue. Ma è soprattutto il segno che nel tempo, senza che noi ce ne accorgessimo, sono (erano) maturate nella coscienza degli abitanti e dei popoli di questa parte del mondo convinzioni che impediscono a chiunque di restar fermo o inseguire il passato. I gruppi dirigenti dei paesi europei, anche quelli presi di sorpresa, dovranno necessariamente adeguarsi all’evidenza del nuovo sentire dei loro popoli se non vorranno essere spazzati. E’ impossibile ricordare convergenze popolari tanto ampie da abbracciare l’intera Europa.

DUE. Tutto bene, quindi? Non proprio, dipende. Intanto la piaga Ucraina è tutt’altro che rimarginata. Putin e il suo mondo antico erano certi di dover fronteggiare popoli impauriti, incapaci di guardare oltre il giardinetto del proprio ristretto interesse. Avrà pensato: a chi vuoi che interessi un paese in mano a un comico? E poi: col gas che gli difetta, e che io gli mando allargando o stringendo il rubinetto, resteranno tutti buoni e calmi. Al massimo inizieranno a bisticciare tra loro per decidere come fare.

Il ragionamento di Putin non era campato in aria. Ma solo perché, lui come molti in Europa e in Italia (vedere alla voce Salvini) non aveva capito le conseguenze dei processi potenti innescati dalla doppia spinta della globalizzazione (ne ha scritto, quasi in tempo reale, il direttore di questo giornale) e, dopo il lavorio global, quello della pandemia covid che ha modificato in profondità la sensibilità di tutto il genere umano. Da un lato, la pandemia ci ha fatto scoprire più deboli; dall’altro, che piaccia o no, e a molti non piace, ci ha fatto capire che siamo legati uno all’altro per sconfiggere la debolezza.

Bisognerà riflettere sul ritardo nel prendere coscienza di cosa stava accadendo e di cosa è accaduto. Sul perché è stato necessario il gesto folle di un sopravvissuto del secolo scorso per cominciare a fare i conti coi bisogni del nostro tempo (gli storici negano coincidenza tra la scansione secolare e i processi storici). Ma intanto e subito sarà necessario accelerare per dare forma compiuta ai necessari processi di unificazione reale dell’Europa.

L’attuale Ue dove le decisioni si prendono all’unanimità e ogni singolo Stato ha diritto di veto quale che sia l’emergenza da affrontare, non regge ormai da tempo. Il sovranismo, attuale nome del vecchio nazionalismo, è ormai diventato un ostacolo potente alla crescita perché la crescita è globale e al difuori di questa dimensione inesistente.

*già pubblicato sul Dubbio.