ELEZIONI. La vergogna del risultato ufficiale che non c’è. Come nel Terzo mondo. VARANO

ELEZIONI. La vergogna del risultato ufficiale che non c’è. Come nel Terzo mondo. VARANO

 vtng     di ALDO VARANO - I verbali su cui la Commissione regionale calabrese ha cominciato a lavorare sono oltre 2400 e sono arrivati dopo soli nove giorni al tribunale di Catanzaro. Solo nove giorni, un tempo che consente di fare un po’ di volte il giro del mondo. Intanto le pagine dei giornali calabresi si riempiono di notizie una più inquietante dell’altra. Ci si chiede su quando sarà possibile avere un Governatore e un Consiglio regionale con tutti i crismi dell’ufficialità. Non ci si nasconde che è improbabile farcela per questa settimana anche se è ancora martedì (mercoledì per chi legge). Si potrebbe puntare, azzardano i più spericolati, alla settimana prossima. Ma potrebbe anche finire tutto in Tribunale e speriamo che dio ce la mandi buona perché di fronte alla maestosità della Giustizia il tempo diventa una variabile indipendente.

Chi scrive, ma certo anche chi legge, in un sacco d’occasioni s’è chiesto come fosse possibile, di fronte alle notizie provenienti dai paesi più sgarrupati del mondo (arabi, Sudamericani, territori del cuore africano), che i risultati arrivassero perfino giorni e giorni dopo il voto. In Calabria, ci fanno il solito baffo. Gli faremo mangiare la polvere a tutti in questa scandalosa corsa in cui vince il più lento.

Eppure le cose, per la parte affidata ai calabresi, erano andate magnificamente. Nessun incidente ai seggi, eccezion fatta per una minuscola minuzia a Castrolibero, paese-onomatopea che significa “libero di castrarti” quando e come voglio il risultato. Per il resto: elettori pochi per non gravare lo spoglio. Risultato chiaro con vittoria ultra-schiacciante di Oliverio perché nessun testa a testa invogliasse qualcuno a imbrogliare spostando qualche centinaio di voti. Spoglio ancora in corso e la signora Ferro ha dato una mano: come si fa in America s’è complimentata con Oliverio augurandogli buon lavoro. Abbiamo assaporato la svolta convinti: 48 ore e i nuovi consiglieri passeranno dai festeggiamenti alle sudate.

Quindi è entrata in campo la burocrazia per garantire il risultato ufficiale. Quello con bollo e controbollo. Le strutture deputate alla verifica della correttezza del voto, ai calcoli precisi sulle preferenze per avere la certezza che tutto avrebbe preso vita secondo la volontà popolare senza alcun imbroglio, si sono azionate. Ed è stato subito disastro. Nel tempo dei computer, quando non bisogna più neanche mettere le cifre in colonna (senza sbagliare) per addizionare o sottrarre, s’è scoperto che il meccanismo messo in piedi non era adeguato e anzi poteva perfino essere infiltrato e distorto. Ora temiamo che tutti i nomi degli eletti siano farlocchi. Non è vero, ma è l’effetto Calabria.

E’ ignobile che sia andata così. Speriamo che nessun giornale nazionale si accorga del nostro exploit da Terzo (o quarto) mondo.

Ma quel che sta accadendo, inutile nasconderselo, è una metafora che racconta la Calabria disastrata e sempre più incapace di far bene le cose. Oliverio, unico eletto con certezza e secondo volontà popolare, parlando ieri col Mattino di Napoli ha promesso “una task force” per la “sburocratizzazione” e, soprattutto, ha minacciato “atti di rottura radicale”. Non sappiamo se lo farà veramente e se veramente ci riuscirà. Sappiamo invece, che è la nostra ultima possibilità. Dopo resta solo il diluvio.