PORTI. Gioa Tauro con Messina, ma Reggio non c’è. Calabria a sovranità limitata?

PORTI. Gioa Tauro con Messina, ma Reggio non c’è. Calabria a sovranità limitata?

gioiatauro1   di ALDO VARANO –

UNO. Cambia la storia (possibile) di Gioia Tauro. E forse cambia anche la storia (possibile) della Calabria. Cambiano perché dalla legge sulla portualità italiana la nostra regione esce un po’ a pezzi. Nella migliore delle ipotesi, una Calabria a sovranità limitata. Forse giudicata non in grado di fare da sola. Salta la compattezza dell’unità regionale calabrese preesistente che viene sostituita con la creazione di un’area portuale della Calabria e dall’Area dello Stretto. Insomma, ancora una volta la Calabria non riesce a essere interamente Calabria e non è veramente Sicilia. E’ il prezzo della pendolarità.

DUE. Ma vediamo con calma cosa prevede con precisione il piano della portualità del Governo, segretissimo fin alla mattina del 22 maggio quando è di fatto (non ufficialmente) diventato pubblico.

Intanto, le autorità portuali italiane saranno accorpate: otto in tutto. Tre, nel centronord; cinque, nell’area meridionale. Scelta corretta perché è il Mezzogiorno che s’infila nel Mediterraneo e può trascinarci dentro l’Italia intera. Chi ha lavorato al Piano ha un retropensiero lucido che l’ha portato alla conclusione che è solo valorizzando il Mezzogiorno che si potranno fronteggiare i giganti portuali del centro-nord europeo.

Del resto, se si vuole che i porti non si limitino a spostare merci ma creino sviluppo nei territori in cui operano, è necessario: 1) che entrino in modo consistente nella logistica, che rappresenta una parte grande dell’economia del futuro; 2) che lavorino su bacini compatti dal punto di vista vocazionale e degli interessi territoriali che vogliono sviluppare; 3) che abbiano una dimensione rispettabile. Insomma, tre Autorità di Sistema Portuale (AdSP, in sigla) a Nord e cinque a Sud è, a occhio e croce, una scelta ok.

TRE. E’ nei dettagli, però che si nasconde la coda del diavolo. E se si guarda il piano che propone il Governo solo e soltanto tenendo presente la Calabria e i suoi interessi si scoprono alcune macroscopiche anomalie che la nostra regione alla fine potrebbe pagare pesantemente condizionando in modo serio le potenzialità straordinarie del porto di Gioia Tauro.

E’ a pagina 166 del Piano del Governo che tutto diventa chiaro. La cartina colorata e le definizioni delle aree sono un manifesto politico su ciò che si è deciso e ciò che non si deciderà.

Le tre AdSP a nord del paese (Nord tirrenica; Nord adriatica – con buona pace della Serracchiani la cui regione non ne sarà il dominus; Tirrenica centrale) sono interregionali.

Le cinque del Mezzogiorno, invece sono: quattro compatte all’interno di una sola regione (AdSP: Sarda, Campana; Pugliese, Siciliana) e la quinta composta dalla Calabria e un pezzetto della Sicilia che, quindi, sarà l’unica regione ad avere competenza (e voce in capitolo nelle nomine delle autorità portuali e nelle strategie economiche in due diverse autorità portuali: Sicilia e Calabria.

Significativo che mentre le quattro AdSP prendano sempre il nome della regione in cui si trovano, per la sola AdSP numero 7 si utilizzi la circolocuzione AdSP “calabra e dello Stretto”. E ancor più significativo è che nella cartina indicando i punti centrali in cui si articolerà il potere di gestione dell’AdSP vengono indicati “Gioia Tauro e Messina”. Sarà questa AdSP, guidata da Gioia e Messina, a tirare le fila del progetto che comprenderà l’intera ex area portuale calabrese (formata dai cinque porti di: Villa San Giovanni, Palmi, Gioia Tauro, Crotone e Corigliano) e Messina. Saranno le Regioni Sicilia e Calabria a occuparsi delle due aree e dei loro organi insieme al Governo. Si tenga conto che porti importanti per il sistema calabrese come Reggio Calabria e Vibo non fanno parte dell’autorità portuale, anche se non è escluso che in futuro potranno entrarvi e quindi, in futuro, avere voce in capitolo.

QUATTRO. Queste le linee del piano che il Governo avrebbe dovuto approvare probabilmente nella seduta del primo Consiglio dei ministri di giugno. Una fuga di notizie ha svelato i dettagli di ogni cosa.

Certo, la situazione calabrese, a prima vista, appare imbarazzante. Né si capisce se saranno possibili interventi per modifiche con un accorpamento organico delle aree, magari spiegando al Governo che una cosa sono i problemi di mobilità nell’Area dello Stretto (che non ha mai avuto alcuna veste istituzionale) e le feste dell’amicizia al suo interno, altra cosa mettere insieme l’intera Calabria e un pezzetto di Sicilia.