25 APRILE, il senso di un anniversario

25 APRILE, il senso di un anniversario
25aprile    Negli anniversari c'è sempre qualcosa di malato, quasi l'affiorare di una cultura da calendario, molto simile a quella che ispirava le cronache medievali: il grande storico Giovanni De Luna ci ricorda queste cose nella voce sul 25 aprile della Grande Enciclopedia Treccani.

  Eppure chi non ha memoria non ha futuro e la data di oggi ritrova allora una propria utilità se chiamata a interagire non conil passatoche intendono ricordare ma conil presentein cui si inserisce.  E il presente e’ fatto di una storia che continua a non essere condivisa, di strappi persino sulle manifestazioni indette dall’ ANPI (l’esempio più clamoroso è la defezione del Pd romano all’iniziativa odierna nella Capitale). Nella storia dell'Italia repubblicana il 25 aprile 1945 è pur vero che non e’ stato commemorato allo stesso modo.  Nuto Revelli nel 1946 lo ricorda cosi’ : "risalivo le valli a parlare di monarchia e repubblica, a portare il discorso nuovo del partito d'azione. Ma incontravo solo diffidenza e paura... il primo confronto elettorale mi disse che il mondo contadino era proprio incapace di una scelta libera, autonoma: il voto diventò subito un tributo da pagare ai parroci, ai capimafia, ai padroni".

 I partigiani che avevano affollato quelle stesse valli erano spariti, di colpo, trasformandosi in elettori; i partiti dei fucili si erano dissolti, ingoiati dai partiti delle tessere. Oggi, 25 aprile 2017, da quel punto di vista é pure peggio!

  Fu poi il protagonismo collettivo sprigionatosi dalle piazze del luglio '60 – ricorda ancora De Luna - a rompere la crosta dell'indifferenza e della rimozione. Fu infatti solo negli anni '60 che la Resistenza fu introdotta nel paradigma di fondazione dell'Italia repubblicana. L'antifascismo – oggi il patrimonio più forte dell’Anpi - diventò anche un indicatore per identificare schieramenti parlamentari e maggioranze governative.

  E oggi? C'è la possibilità di ricordare l’anniversario della Liberazione in modo da rendere quel ricordo vivo, operante, in grado di trasmettere nello stesso tempo conoscenza storica e senso di appartenenza? Sì, a patto di sottrarsi a ogni dimensione monumentale della memoria, di riferirsi alla realtà della guerra e della Resistenza, non a una loro icona ufficiale.

  ‘’Ricordare il 25 aprile 1945 – scrive De Luna sulla Treccani - vuol dire anzitutto dare la possibilità a chi non c'era di conoscere la Resistenza nella nuda e scarna verità in essa racchiusa: quel giorno l'Italia ha riconquistato la libertà; lo ha fatto grazie all'impegno attivo di una esigua minoranza; lo ha fatto attraverso una lotta che rifiutava gli orpelli della "Grande guerra", una guerriglia densa di imboscate e rastrellamenti, di fughe affannose e riusciti colpi di mano. Restituire agli italiani la faticosa quotidianità di quella lotta è anche il modo per rappresentare l'aspetto migliore della nostra identità nazionale’’.

Oggi più che mai, dunque, quei valori vanno restituiti legandoli alla lotta per la libertà e contro il terrore così drammaticamente di attualità in tutto il mondo: Eusembio Giambone, militante della Resistenza, fucilato dai nazisti a 40 anni, scriveva a moglie e figlia così prima di essere ucciso’, nell’aprile del 1944 ‘’….nulla arresterà il trionfo del nostro ideale. Essi pensano forse di arrestare la schiera di innumerevoli combattenti della Libertà con il terrore? Essi si sbagliano…’’.