Dall’inviato agli Europei. Gufi stesi. Squadra operaia vince contro i vichinghi senza creatività

Dall’inviato agli Europei. Gufi stesi. Squadra operaia vince contro i vichinghi senza creatività
italia L’Italia vince ancora e, come al solito, smentisce i gufi che alla vigilia di ogni appuntamento importante ne prevedono sventure, crisi estreme e naufragi totali. Gli apocalittici del calcio sono serviti: le grandi teorie sui massimi sistemi, sugli ingranaggi perfetti e sui destini d’ineluttabile piccolezza diventano coriandoli alla prova del gioco più bello, il calcio.

Adesso la squadra di Conte, per inorgoglirci ancora, deve smentire l’altra metà Italiana, quella integratissima degli sciovinisti, dei bamboloni travolti d’amor patrio, dei ruffiani e degli scialoni che faranno di tutto per gonfiare di boria i calciatori azzurri levandogli così l’arma vincente: l’umiltà.

Tra gli Azzurri nessuna superstar, niente classe cristallina o campioni illuminanti; una squadra di operai, maestranze coese dallo sguardo ipnotico di un Mister che, al netto di ogni polemica, sa bene cosa vuol dire trance da agonismo e trasmette la sua ansia di vita, intesa come forma perenne di riscatto, ai ragazzi. Che ne escono cotti e con i muscoli gonfi della sua stessa forza, diventando predatori di caviglie e commandos d’incursioni laceranti.

Così è stato con i solisti belgi, tanto specchiati nella loro bellezza, sventrati dalla solidità degli azzurri e da un contropiede efficace come il morso di un cobra. Con gli svedesi abbiamo replicato infilandoli nel finale, con l’iniziativa funambolica dell’oriundo Eder, un folletto, attaccante al servizio della squadra, al suo primo gol di peso della carriera. Lui e Pellè, l’altra punta, rappresentano quest’Italia del 2016: l’extracomunitario che ritrova le origini e l’italiano emigrato all’estero per garantirsi il posto (Pellè gioca fuori Italia da anni).

La difesa granitica e affiatata, presa in blocco dalla super-Juve degli ultimi anni, un centrocampo duro ma tecnico, prudente ma pronto a rovesciare le azioni in due tocchi, e soprattutto la voglia di aiutarsi in continuazione e di correre anche senza palla, sono i punti di forza della squadra. La mancanza del campione imprevedibile e risolutore è provvisoria: i campioni si formano in occasioni come queste.

Gli svedesi, bravi e diligenti nel compitino della partita, hanno profuso tanto impegno, battagliando con quei grossi corpi da vichinghi contro i nostri , ma senza nessun lampo d’intelligenza calcistica. Creatività zero persino nel top-player Ibra che, come al solito, sotto i riflettori delle partite importanti e sotto il peso della responsabilità si scioglie come ghiacciolo al sole.

Il turno è passato. Adesso il prossimo avversario da affrontare è la vanità, che conduce al male del millennio: l’iper-individualismo. Il calcio, come la vita, è un gioco di squadra. Va giocato con gli altri. Più si è compatti e uniti, maggiori sono le possibilità di vittoria. Il talento individuale è un beneficio quando si mette al servizio dei compagni: solo così può esaltarsi e rendere al meglio. Il calcio è ispiratore di filosofie razionali, quando non diventa teologia: ma lo diventa solo per le menti deboli, come quelle degli “Ultras” che stanno tentando in ogni modo di rovinare questa bella festa sportiva degli Europei.

Purtroppo il vostro inviato di Zoom-Sud è arrivato a torneo iniziato: problemi alla frontiera. Le fattezze medio-orientali e un lieve difetto di pronuncia (Le “R” doppie) gli hanno causato un fermo precauzionale. Internato in un campo per profughi, ho dovuto aspettare una settimana prima di essere rilasciato. In Francia sono giustamente piuttosto agitati, ci sono controlli ovunque, tra il popolo si fa largo l’idea di spostare la capitale a Vichy e di ripristinare la Guardia Repubblicana.

Per noi con la pelle olivastra è un bel problema, e sto pensando di fare come Manfredi nel film “Pane e Cioccolata”: tingermi i capelli di biondo e imparare a pronunciare la “R” alla francese. Moscia.

Prossima partita contro l’Irlanda, Mercoledi 22 a Lille, deliziosa cittadina del Nord. Con i potenti mezzi forniti da Zoomsud (una bicicletta Graziella del ’76) riuscirò ad arrivarci in tempo. Viva l’Italia.

Antonio Calabrò