di MARIA FRANCO - In pieno colera, alle prese con gli ultimi preparativi di un matrimonio in famiglia, alcuni miei parenti che vivevano a Napoli, si accorsero dell’epidemia solo a nozze celebrate.
Leggo, con l’interesse di sempre, il pezzo di Gioacchino Criaco sui tumori di Africo resi reali dalle righe del Corsera e passo in rassegna i momenti in cui, con la mente in tutt’altro, ho bucato notizie, non solo minori.
Chiunque, d’altra parte, ha l’esperienza che due giorni di febbre o più piacevolmente un viaggio all’estero possono isolarlo da ciò che accade intorno. Insomma: è notizia, per ciascuno di noi, ciò che ci interessa. Non necessariamente ciò che è più importante, ma quello che, per qualche motivo, c’è più vicino. Così l’influenza di chi sta nella nostra stessa casa ci occupa emotivamente più della malattia seria d’una prozia che vive in Canada e le vicende della squadra del cuore possono essere conosciute in tutti i particolari ben più della sarabanda sull’Imu o sulla legge elettorale.
Un’attenzione più selettiva e critica all’enorme mole di informazioni che oggi passano su canali ufficiali e meno (stampa, tv, radio, internet), una maggiore capacità di interpretare titoli, commenti, notizie dovrebbe far parte dei percorsi di lettura delle scuole.
I grandi giornali nazionali non è che pubblicano (né potrebbero, né dovrebbero farlo) quotidiane né settimanali né mensili e neppure annuali notizie su questa o quella problematica calabrese, come non si occupano di questo o di quel fatto della provincia di Ancona o di Frosinone. Che arrivano, sul Corsera o sulla Repubblica, solo quando considerate particolarmente gravi o significative o assurde o grottesche o emozionanti: insomma, solo quando sono particolarmente. O, quando rientrano, nelle categorie mentali in cui le varie città sono catalogate: e così, per esempio Reggio e provincia, hanno buone possibilità di conquistare il loro spazietto, magari anche in prima pagina, se si ipotizza un fatto di ‘ndrangheta (quanto ai Bronzi, quelli sono d’interesse nazionale, anzi potenzialmente, mondiale).
Il davvero grave è che le notizie locali importanti, quelle su cui l’informazione locale dovrebbe ben accendere i fari, spesso, su stampa e tv locali, spesso, semplicemente, non ci stanno.(Come anche fatti di interesse generale stentano a farsi strada su quelli nazionali)
Ma non è proprio l’informazione locale che dovrebbe trovare la forza, il coraggio, la competenza, l’autonomia intellettuale e i soldi, (perché anche i giornalisti devono campare) per sviscerare adeguatamente il locale? E, nei casi locali d’interesse nazionale, avere sufficiente forza per imporli all’attenzione generale (mentre capita talvolta il contrario, con il locale che segue l’una tantum di attenzione del nazionale)?