RECENSIONE: Epoche, le poesie di A. Caserta

RECENSIONE: Epoche, le poesie di A. Caserta

presentazionecasertajpg

di MARIA FRANCO

Le rondini /più che gabbiani /sfiorano / le acque. /Le onde /joniche /lente /docili /carezzano /le rive, /si spengono /nel frangere /bianco /fra le pietre /litoranee. /Lontano /l’orizzonte/confuso /nelle foschie /del tempo /dei miti /della storia. /Anche qui /giunge / il canto /di sirene, /dai boschi /dell’Epiro, /l’eco /di Najadi /e Satiri. /Grecia /il sogno /fattosi /Calabria. (Marina di Rossano)

Le esperienze della vita l’hanno condotto anche lontano, ma è la Calabria la terra dell’avventura di Antonino Caserta: Seguo /come Ulisse /il vento /e mai /porto /emerge /dove legare /la gomena /lunga /dei viaggi, /le vele /ammainando /per la notte, /pronte ancora /a salpare /nel giorno /nuovo. (Marina di Rossano).

Un’avventura ricca di azioni – nel lavoro e nell’attività di promozione culturale e sociale del reggino e, in particolare, del catonese, il maestro Caserta ha profuso grandi doti di educatore – e di riflessioni. Di parole a lungo maturate nel confronto con il senso dell’umana esistenza, i problemi della sua terra, e la stupefacente bellezza d’una natura, capace anche di tragedie immani (come il terremoto-maremoto, che non aveva risparmiato la sua famiglia): Non avevo pastelli e tavolozze,/non avevo pennelli né colori, /non avevo né arpe e né violini. /Eppure a me urgeva catturare /armonie di forme colori e suoni /perché non un attimo svanisse /della primavera che esplodeva. /(…) Colsi nell’aria di trasparenza un foglio, /le penne danzavano intorno chiacchierine, /quella che fermano era docile alla mano /all’invito del mio pensiero a raccontare. /Così ebbi del mondo luoghi e storie /di popoli e di amori, volti di donne e figli, /notti di stelle e lune, mari assolati, /scritte per me, per tutti, su ombre e raggi. /(Primavera Jonia)

Pensieri e parole che trovano fondamento in una fede sincera: Tu m’hai dato pensieri /di una parola calda. /Per questo ti rendo grazia /come cardo che fiorisce /nel cocente turbine del sole. /Fratello Gesù, /incontrato nel cammino, /riaccenda la tua Parola /le luci che abbiamo spento, /i fuochi che riscaldano, /le nostalgie del tuo volto. /Ho colto corolle /sul terrazzo di Babele: /hanno suoni di latino, /del domestico periodare /dell’italica favella, /di gallico e alemanno, /d’anglofila flessione, /

di lusitana e slava: /Per incontrare Te, /tutti i volti a noi donati, /le armonie a noi affidate./Risentirti nei cuori /dove la pace germoglia, /tra le albe che cedono /le ombre alla luce. /Perché Tu solo sai /che non vi è /Nero Bianco Giallo /del medesimo soffio /tutti suscitati. /La tua Parola, /la tua Parola, Signore. /Per restare /nella libertà che libera, /nella giustizia che giustifica, /per cercare nell’uomo /la tua immagine. (La tua Parola)

La fede, come racconta in Sorella Chiara lo rivela a se stesso uomo fissato in un mosaico /di vizi e limpide attese /tessute di silenzi /che parlano dalle pupille / accese di celeste azzurro. / (…) sospeso da secoli /ad un raggio tagliente /dentro lo spessore felpato /di amori che si annunciano, /di voli d’api su corolle /che anelano alla luce /e sfioriscono nell’ombra. (…) un pellegrino /calzato di duri zoccoli /polverosi di lunga strada.

E’ nella concretezza della vita, quella familiare, la moglie, i figli, i nipoti – Sale, sale, Venere, /dal sud mediterraneo /all’orizzonte del Massiccio. /Vedrete, bambini, /lo sguardo del nonno /scendere sopra un raggio, /risalire poi col vostro. (Da qui, da lì) – e quella dell’impegno lavorativo e sociale, che si spende il suo essere cristiano.

Solido. Equilibrato. Concreto. Uomo che guarda all’eterno, nell’orizzonte dell’intero mondo, e che sta compiutamente dentro il suo spazio e il suo tempo, Antonino Caserta dà voce anche poetica ad una Calabria cattolica e/o ad una cattolicità calabrese poco esplorata.

Quella della piccola borghesia operosa e colta, che affonda(va) la sua sensibilità nella cultura popolare più antica e genuina e trova(va) nella religione le motivazioni di un impegno sociale, fuori da ogni limitato interesse di parte e di partito. Un cattolico democratico, che non disdegna le forme popolari, ma autentiche, della fede, e si sente responsabile della costruzione della comune città degli uomini. Amando Reggio fino al dolore profondo della (quasi) invettiva: Cincischia /Farfuglia /Barbaglia /Ma il cielo non si apre /Il sole non risplende /Il lavacro non deterge /L’arcobaleno non s’annuncia. /Qui pigrizia da deserto /Miopia imbelle d’illetterati /Calcoli furbeschi levantini /Opache presunzioni d’anfitrioni /Arroganze mascherate di villani. /Millenni di schiavismo /Idioti della partitocrazia /continuano ad imbalsamare /Intelligenza Orgoglio Prospettive /Costume derelitto di popolo: /La Città non è polis /Neanche villaggio di tucul. (Reggio 1993)

Preziosa la galleria di “volti”, che conclude questa raccolta. Una serie di epigrafi (tutte interessanti, alcune folgoranti) su quella che è stata la Calabria e specificamente la Calabria popolare e cattolica fino alla metà (in qualche caso quasi i due terzi) del secolo passato. Un’epoca travolta dagli affrettati cambiamenti degli ultimi decenni del 900 e dall’inerzia della prima fase degli anni 2000. Che torna, in tutta la sua concretezza e verità, nelle parole di Antonino Caserta.

 

Il libro - curato dalla figlia, Caterina Caserta ed edito da Città del Sole - sarà presentato il  prossimo 2 luglio a Catona