LA Rai, con il film trasmesso in prima serata sul lavoro del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria per sottrarre i minori ad un destino di ndrangheta, ha scritto una bella pagina di servizio pubblico. Una rappresentazione cruda, ma vera, quella fatta dagli autori, che racconta quello che quello che accade veramente all'interno di queste famiglie, la sofferenza di minori e mamme che fanno enorme fatica a uscire dalle gabbie in cui sono imprigionati.
Sono tanti gli operatori della giustizia minorile ed i volontari che nella città di Reggio ed al centro nord hanno fatto squadra con il presidente Di Bella per accompagnare questi ragazzi ad uscire dal tunnel della vita criminale in cui erano rimasti intrappolati e per dare loro la possibilità' concreta di essere Liberi di scegliere, rompendo con il clan che li soffocava e li condizionava.
La fiction e' una iniezione di speranza e la testimonianza che la sfida può' essere vinta. Per questo serve anche che i riflettori non si spengano e che questo lavoro di liberazione dalle mafie continui ad essere illuminato e sostenuto. Ripartendo da quanto ha approvato il plenum del CSM con la risoluzione in materia di “tutela dei minori nell’ambito del contrasto alla criminalità organizzata”. Un tema secondo il CSM estremamente delicato, che non può essere semplificato – come accaduto nella cronaca giornalistica - affermando che il Consiglio Superiore chiede di togliere i figli ai boss mafiosi. Aggiungendo che la questione non riguarda solo la repressione penale, ma concerne aspetti di carattere culturale e sociale. In proposito, è essenziale che le istituzioni nazionali intervengano nei confronti delle giovani generazioni, per evitare che la società futura finisca in mano alle mafie. rafforzamento anche di risorse perché, davvero, se per combattere le mafie servono più magistrati, più carabinieri e più poliziotti, più Guardia di Finanza, servono sicuramente, forse di più, più assistenti sociali, maestri ed educatori.
Per questo Il CSM, dopo avere validato la sperimentazione condotta da alcuni tribunali per i Minorenni come Reggio Calabria e Napoli, ha chiesto al Parlamento di legiferare su questa materia in modo da dare una cornice ed una uniformità applicativa di queste procedure a tutto il territorio nazionale. Lo chiedono anche gli operatori della giustizia minorile, le associazioni come Libera, Agape- che hanno deciso di avviare su questo tema un programma di sensibilizzazione che coinvolgerà istituti scolastici, strutture penitenziarie per adulti e minori, comuni già sciolti per mafia In particolare l’appello è rivolto a tutte quelle forze politiche che hanno dimostrato apprezzamento per questo lavoro e che sono ora chiamate a legiferare destinando risorse e professionalità in grado di dare continuità a questo programma finora sperimentale. Il trasferimento c/o altri sedi giudiziarie, che avverrà entro l’anno, del Presidente Di Bella per fine mandato è un ulteriore stimolo a fare presto.
*Centro Comunitario Agape