La lettura delle nuove norme sulla legittima difesa approvate dalla Camera dei Deputati lascia esterrefatti per lo stravolgimento di principi di diritto che sono stati attuati e soprattutto per l’utilizzo di quel pronome “sempre” posto come etichetta dell’intero provvedimento.
Proprio quel demagogico avverbio “sempre”, riferito ad un comportamento che gli amanti dei neologismi chiamano “legittima difesa domiciliare” lascia di sgomenti i commentatori esperti, i giuristi, ma anche il semplice cittadino. Perché – sempre - sta a significare che il comportamento di chi offende con armi all’interno dell’abitazione, a scopo di difesa, sarà ritenuto, in ogni caso, esente da responsabilità.
Eh sì, nessuno pagherà per il male compiuto. Il - sempre - servirà a sollevare il colpevole da ogni onta e da ogni temutissima accusa, sarà il magico grimaldello che sarà utilizzato per un processo inutile con conclusione veloce e sentenza preconfezionata. Anche i giudici saranno senza reale potere a fronte di quell’avverbio.
Certo la nuova legge, a distanza di soli dieci anni dalla precedente che pure aveva allargato le ipotesi che escludevano la responsabilità, scalfisce, e non di poco, il potere della magistratura. Non solo, rende nei fatti, più “rozzo” l’intero sistema giuridico, ed aggiunge una rilevante “tacca di merito” all’uso legittimo delle armi.
L’autodifesa che qualche tempo addietro veniva additata come azione “incivile” viene oggi osannata e favorita dall’utilizzo delle armi, sarà prevedibilmente il fulcro di autentiche passioni, al pari dei più diffusi sport. Sembra quasi che gli echi della seconda guerra mondiale siano stati totalmente sopiti e i guerrafondai di oggi, non avendo un nemico esterno, si siano rivolti verso l’interno, a sperimentare la lotta uomo contro uomo. Come spiegare altrimenti le odierne discussioni parlamentari?
Che motivo c’era di approvare questo disegno di legge quando i casi più eclatanti di uso delle armi contro rapinatori si erano conclusi con assoluzioni?
In realtà il motivo è ancora una volta identitario e mira a rafforzare il consenso di un partito, la Lega, che più che ai principi guarda ai numeri. Più che all’elevazione dei cittadini pensa al docile ammansimento che deriva dalla possibilità di difendersi: “armi in pugno” dimenticando i pericoli che la legittimazione di certa violenza può generare e trascurando che la difesa, così come la giustizia, sono compito riservati agli organi dello stato.