L'INTERVENTO. Kiko Trapani Lombardo e la battaglia in difesa dell’Hospice

L'INTERVENTO. Kiko Trapani Lombardo e la battaglia in difesa dell’Hospice

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Kiko Trapani Lombardo merita un grande sostegno per la sua attività di difesa dell'Hospice di Reggio Calabria.

All'inizio della sua esperienza mi disse di voler trasformare la struttura da un luogo nel quale si va per morire, a residenza dove trascorrere la parte finale della propria esistenza nella normalità, assistiti anche dalla famiglia, con attività organizzate nell'arco della giornata.

Così sono nate decine di iniziative: dalla realizzazione di una biblioteca frutto di donazioni ad una rivista; dagli spettacoli culturali alla presentazione dei libri; dagli incontri con gli artisti alle mostre fotografiche e di pittura. Tutto questo grazie all’impegno di vari mondi del volontariato e ad una generosità che si è via via allargata.

 Così si è anche sviluppata l’espansione dell'assistenza domiciliare per consentire al paziente di vivere nell'ambito della famiglia.

In questa sfida Kiko ha avuto sempre la solidarietà della città e l'ostilità di ottusi burocrati, oltre che il peloso interesse di coloro che, in passato, hanno utilizzato l'Hospice per piccole scorribande clientelari.

 Ora credo sia necessario porre fine a questa situazione: basta con le periodiche rate sempre pagate in ritardo e con le penose trafile: si firmi il contratto, si definisca lo stato giuridico, si concordi un piano di attività anche finanziario. E soprattutto si eviti di immaginare (come alcuni stanno facendo in queste ore) la trasformazione dell'Hospice in una struttura alle dipendenze dell'ASP. Sarebbe la fine di una realtà importante, apprezzata oltre i confini della Calabria.

Kiko Trapani è un galantuomo di stampo antico. Il suo valore scientifico – riconosciuto nella comunità dei medici in Italia e anche all’estero - è talvolta messo in ombra dalla sua modestia e umiltà. Il suo impegno nel mondo della sofferenza è antico, disinteressato, inattaccabile. In passato è stato sul punto di lasciare l’Hospice perché il mondo delle scartoffie non gli appartiene.

Chi scrive, avendo avuto modo di conoscerlo nelle sue funzioni di Direttore Sanitario dell’Azienda Ospedaliera di Reggio Calabria, sa che per Kiko i pazienti sono più importanti della burocrazia e oggi, che ha deciso di difendere strenuamente gli “ospiti” di una delle realtà umanamente più belle della città, va sostenuto e aiutato.

Dobbiamo impedire la dispersione del patrimonio umano dell’Hospice. La sua esistenza, nei termini che abbiamo fin qui conosciuto, rappresenta oggi il cuore antico e generoso della comunità reggina. La sua cancellazione sarebbe una sconfitta collettiva disastrosa. Non di Kiko, di quanti lavorano lì con un impegno che va oltre la professionalità, di tutti quelli – e sono tantissimi – che hanno dato e continuano a dare in mille modi una mano. Sarebbe la sconfitta di una città incapace di affrontare con decoro, dignità e solidarietà la sofferenza e la solitudine del dolore.