cVIRUS. Cronache giorno 6. Scuola e università: non è una grande vacanza

cVIRUS. Cronache giorno 6. Scuola e università: non è una grande vacanza

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Cronache giorno 6. Non è una grande vacanza.

Il mondo della scuola si è fermato per primo. E il mondo della scuola può dare e darà un contributo alla ripartenza del Paese. E mondo della scuola è tutto quanto va dalla scuola dell’infanzia all’università: dalla piccola pluriclasse del borgo montano più inaccessibile, al PhD più prestigioso. Ognuno degli appartenenti a questo mondo riorganizza queste giornate senza orario e senza campanelle, dandosi orari e campane interne, muovendosi con approfondimenti che possono essere orizzontali e verticali.

Verticali nella propria disciplina: vedere quali sono gli avanzamenti, quali i nuovi testi, studiare le nuove forme di insegnamento, l’articolo più nuovo. Reinventare i rapporti: da quelli  con i bambini, sino a quelli con i dottorandi. Questa brusca frenata sta chiedendo anche una ancora più brusca accelerazione. E i docenti stanno provando a farla. Deve essere un’accelerazione da 0 a 100 km/h in meno di 3 secondi a terra.

Orizzontali nelle discipline meno vicine: provare le ibridizzazioni, sperimentare le promiscuità, introdurre mutamenti negli insegnamenti, affrontare incursioni in campi sconosciuti, esplorare nuove frontiere, uscire dai propri gusci protettivi.

Muoversi in orizzontale e in verticale vale per l’università. È il momento di sfatare la leggenda  che vuole il mondo dell’università popolato di personaggi che pur di fregare il vicino sono disposti a tutto.

Vale per la scuola dell’infanzia  segmento essenziale per il sistema educativo del Paese. Vale per gli istituti superiori, con docenti che hanno il compito di traghettare nell’età adulta i ragazzi e che spesso non vedono valutato il loro lavoro, la loro conoscenza, la loro competenza. Vale per la scuola primaria dove i tre comandamenti dello scrivere leggere e far di conto possono assumere oggi infinite declinazioni per gli/le insegnanti che avviano la formazione dei cittadini del XXI secolo. Vale per la secondaria inferiore che dopo la grande riforma degli anni 60 sviluppata dal ministro Gui, partigiano, nei governi di centrosinistra , che portò alla chiusura dell’ avviamento ponendo tutti i ragazzi nella stessa scuola, ha spesso segnato il passo.

In queste giornate questo mondo ha un compito arduo quello di rafforzare il capitale culturale del nostro Paese, quello che stiamo perdendo come finanza dobbiamo ricostruirlo come cultura. Non è un’equazione banale in un Paese in cui si è detto che “con la cultura non si mangia”. Allo stesso modo è sempre più necessario affermare che “il sonno della ragione genera mostri”.

Il Paese assegna al mondo della scuola due grandi compiti: conservare la cultura, come i monasteri medievali, preservandola dai mercenari e rafforzare il capitale culturale del Paese. Sono sfide non facili.

Dovremmo riuscire a mettere da parte la preoccupazione, la paura dell’ignoto. Dovremmo lavorare non con l’incoscienza degli sconsiderati, ma con il coraggio dei forti.

*UniMediterranea.