TERRETI. Il sindaco, il consigliere Bevacqua e le Poste in area svantaggiata

TERRETI. Il sindaco, il consigliere Bevacqua e le Poste in area svantaggiata

la posta   di ROSA CHILA' -

 Si vuole qui richiamare l’attenzione del sig. Sindaco Giuseppe Falcomatà e del Consigliere Regionale on. Domenico Bevacqua a seguito delle notizie sull’incontro al Ministero per lo Sviluppo economico ed a cui hanno partecipato lo stesso Consigliere Bevacqua ed il sottosegretario Antonello Giacomelli sulla preannunciata chiusura di uffici postali in aree svantaggiate dell'entroterra calabrese.

«L'onorevole Giacomelli condividendo le preoccupazioni espresse dal consigliere Bevacqua in merito alle precarietà sociali ed economiche della Calabria, si è impegnato, comunque, a verificare con Agcom la sussistenza delle condizioni che hanno permesso di chiudere gli uffici e a convocare un tavolo di confronto nella prima decade di settembre, in un incontro ufficiale che vedrà, uno di fronte all'altro, Poste italiane e i Sindaci dei comuni interessati alla chiusura degli uffici postali nel tentativo di trovare le soluzioni migliori ad ogni situazione aperta”.

L’auspicio è che il nostro Sindaco avv. Falcomatà sia presente al citato incontro.

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Nel merito della delibera dell’AGCOM e in particolare con la delibera n. 342/14/CONS, rubricata “PUNTI DI ACCESSO ALLA RETE POSTALE: MODIFICA DEI CRITERI DI DISTRIBUZIONE DEGLI UFFICI DI POSTE ITALIANE”, che - a seguito anche di rilievi adottati dal Consiglio di Stato - ha introdotto il divieto di chiusura di uffici postali situati in Comuni rurali che rientrano anche nella categoria dei Comuni montani (con esclusione dei Comuni nei quali siano presenti più di due uffici postali ed il rapporto abitanti per ufficio postale sia inferiore a 800).

La delibera stabilisce anche che “a maggiore tutela dei servizi da garantire all’utenza gli uffici postali presidio unico di Comuni, ossia con popolazione residente inferiore a 500 abitanti, ove sia presente entro 3 km un ufficio limitrofo aperto almeno tre giorni a settimana, osservano un´apertura al pubblico non inferiore a due giorni e dodici ore settimanali, garantendo un coordinamento con gli orari di apertura del suddetto ufficio limitrofo, in modo da assicurare la più ampia accessibilità del servizio”.

La ratio della cennata disposizione sembra sussistere nella esigenza di garantire un servizio (e quindi uno sportello) ogni 500 abitanti: di fatto quindi Poste italiane deve garantire un servizio continuo anche se frazionato in comuni con popolazione inferiore a 500 abitanti; può chiudere sportelli solo quando si verifichi la doppia e congiunta condizione che in un comune esistano due uffici e il rapporto, per ciascuno di questi, tra abitanti ed ufficio sia inferiore a 800.

Appare quindi di tutta evidenza come, nel caso di Terreti, il territorio servito annoveri una popolazione per la quale non si ricade nella prima condizione prima richiamata ma neppure nella seconda, per cui la soppressione dell’ufficio postale sia del tutto arbitraria ed illegittima.

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Circa l’individuazione (chiaramente pretestuosa) degli sportelli scarsamente produttivi, a tale proposito sorgono spontanee talune considerazioni che attengono alle caratteristiche dello sportello attualmente in esercizio a Terreti che si riflettono verosimilmente sulle condizioni di (dis)economicità che hanno indotto Poste Italiane a considerare una ipotesi di dismissione.

L’ufficio infatti ha, attualmente, un’operatività di soli tre giorni, assolutamente irrisoria considerato il numero di utenti potenziale (come detto oltre 1500 abitanti); annovera una sola unità operativa che è quasi sempre oberata dall’operatività routinaria, di più ridotto valore aggiunto (corrispondenza, bollettini postali, fax, telefonate), a tutto detrimento dell’operatività in servizi finanziari che sicuramente – ove sostenuti – sosterrebbero notevolmente la crescita di più cospicue componenti reddituali. Così come invece strutturato, l’azione di Poste Italiane è di tutta evidenza finalizzata a creare disagi alla popolazione, continuando a depauperare l’ufficio da compiti a più elevato valore aggiunto, al fine di precostituire le condizioni per una chiusura dovuta proprio al contrarsi dei volumi operativi.

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Al sig. Sindaco Falcomatà ed al Consigliere Regionale on. Domenico Bevacqua si chiede di farsi partecipe di tali esigenze, rappresentando, per quanto ovvio le considerazioni che riterranno di esternare, anche sulla base del presente contributo, sollecitando una riflessione che porti ad analizzare compiutamente le cause da cui discende la programmata soppressione, alle quali va posto rimedio comunque nel rispetto del superiore principio di assicurare la permanenza di servizi essenziali soprattutto nelle aree maggiormente periferiche.

E non si può, infine, non sottolineare come suonino davvero beffarde talune enunciazioni di Poste Italiane - “centralità del cittadino … massima attenzione alle sue esigenze”, “capillarità del servizio” – se poste in raffronto al piano di chiusura che, guarda caso, appare effettuato proprio in totale dispregio del cittadino più emarginato e di sue esigenze vitali e in assoluto contrasto con principi di capillarità.

Rosa Chilà