A LANTERNA. E alla fine fu festa, un salto nel futuro che vorremmo

A LANTERNA. E alla fine fu festa, un salto nel futuro che vorremmo

lanterna16   di NICOLA FIORITA

- Sarebbe facile scrivere che ieri, a Monasterace, per la festa della ripartenza della A Lanterna, c’era la Calabria migliore. Sarebbe troppo facile e un po’ presuntuoso. Non so quale sia esattamente il confine tra la Calabria buona e quella cattiva, non so dove finisce la Calabria migliore e inizia quella peggiore, so più semplicemente che ieri c’era un pezzo di Calabria, con le sue speranze, con la sue contraddizioni, con le sue debolezze ma soprattutto con il suo tenace desiderio di essere felice. Qui ed ora. Non in un altro posto o in un’altra stagione, ma nella propria terra e nel proprio tempo.

Accanto ai ministri, ai sottosegretari, al Presidente della regione e agli assessori regionali c’erano le bandiere di Slow Food e di Libera, i produttori biologici, i soci delle cooperative, molte persone normali con una voglia straordinaria di testimoniare che la furbizia non passa dalla scorciatoia o dall’interesse immediato ma piuttosto coincide con una tensione verso l’altro, verso il bene comune. Che ci si salva sempre insieme, e che solo insieme si può costruire un futuro.

E poi c’era un piccolo ciclostilato, finemente rilegato per tenere insieme i racconti che venti scrittori calabresi hanno dedicato agli amici della A Lanterna. A sfogliarli uno dopo l’altro, quei venti racconti facevano ancora più effetto che a vederli pubblicati giorno dopo giorno su zoomsud. Non solo perché le voci si davano il cambio, e il diverso stile di ciascuno evocava le atmosfere di questo o di quel libro, ma perché sfogliando le pagine si aveva l’impressione di un afflato collettivo, di una strategia, di una voce potente.

La generosità di venti scrittori calabresi che hanno partecipato senza indugi a una improvvisata call anti-ndrangheta ha trasformato una semplice raccolta di racconti in qualcosa di ben più importante. Quasi che per l’appunto ci fosse una condivisione profonda sul senso di scrivere oggi in Calabria. Non so se è davvero così, ma certo bisognerà provare a capire cosa succede oggi nella narrativa calabrese, e se la comparsa così rapida di grandi interpreti del presente calabrese sia solo un caso o invece un segno del bisogno di raccontare e raccontarsi, e magari – chissà - anche una possibilità di andare oltre, di ambire a plasmare questo presente e di conciliarlo con i nostri più fantastici desideri.

Poi c’è stata la musica, il vino, il faro che squarciava il buio e illuminava i sorrisi, i brindisi, le chiacchiere. Ma era già la festa, era già un salto in quello che vorremmo.

E che un giorno qualcun altro racconterà.