L’INTERVENTO. Reggio, il Vento e la ‘Ndrangheta

L’INTERVENTO. Reggio, il Vento e la ‘Ndrangheta

bentivoglio   di ANTONIO CALABRÒ

- La città martoriata da un infernale vento di Scirocco, danni, scuole chiuse e alberi sradicati, mulinelli di cartacce, polvere in gola e fastidio acuto. Una causa naturale, impossibile da debellare, al limite solo da prevenire e da contenere.

L’offensiva periodica della malavita locale, che ogni tot spalanca le botole della sua puzzolente potenza e si manifesta con la violenza nefasta di cui è capace. A Reggio Calabria, purtroppo, anche questa inserita tra i fenomeni e le calamità naturali, come un effetto dell’ambiente, come un prodotto geografico e storico, come un monsone periodico inestinguibile.

Alluvioni e tempeste di vento, negozi bruciati, omicidi e corruzione, scoperte brutali di teatrini anti-mafia che di anti non hanno nulla se non il nome; e poi ancora, radicamento intrinseco in ogni affare di questa terra delle forze oscure, senza ‘Ndrangheta non circolano i soldi così come senza vento non volano gli aquiloni.

Il deposito di un valoroso resistente alla cultura e alle abitudini locali, Tiberio Bentivoglio, dato alle fiamme in una notte di vento. Cause naturali, verrebbe da dire. Tutto qui è così tremendamente naturale. Colpi di pistola all’ora di pranzo, elicotteri sopra le nostre teste, le solite invocazioni all’esercito e alla pena di morte, qualche giorno di protesta e d’iniziative, magari la costituzione di nuovi comitati che poi precipiteranno nel pozzo nero dell’inutilità, e il gioco ricomincia.

Come il vento, come la pioggia, come una tempesta elettrica, tutto ci passa addosso, ci scivola, assuefatti o forse solo stanchi e malamente rassegnati, così è, non sai come vanno le cose qui, non c’è niente da fare, è sempre stato così. Fenomeni naturali, in questa Calabria da film.

Come si può dimenticare l’oceano di sangue degli anni 80 ? Eppure quella è l’epica della nostra storia. I cadaveri caldi e tremanti sul corso Garibaldi, le sparatorie dell’OK Corrall, i colpi di Bazooka, i raid della polizia nei circoli giovanili, i mega posti di blocco, i lampeggianti e la fila per vedere il morto, i titoloni sui giornali, il conteggio dei caduti, le bombe terrificanti, la violenza continua. Tutti quelli che c’erano, tutti gli abitanti di Reggio che in quegli anni hanno avuto tra i venti e i trent’anni, hanno in qualche modo visto di cosa è capace questo fenomeno naturale chiamato ‘Ndrangheta.

Provate a chiedere a qualsiasi cinquantenne reggino se ha mai visto una scena del crimine. Tutti vi risponderanno positivamente, raccontandovi anche i dettagli. Io ho provato. Siamo tutti vaccinati. Al cadavere disteso sui sedili dell’auto tra rivoli di sangue scuro. Al corpo straziato in posa scomposta. Alle fiamme della bomba esplosa di recente e a tante nefandezze ancora. Nelle altre città non è così, inutile mentire. Da noi è naturale.

Il vento di scirocco, l’Etna, lo straripamento delle fiumare, gli incendi, e la ‘Ndrangheta. Tutti fenomeni fisici, impossibili da debellare, che al limite si possono contenere. Le condizioni sono queste, e fin quando non cambieranno, sarà così.

Solidarietà a Tiberio Bentivoglio e a tutti quelli che subiscono in continuazione le angherie di questa piaga sociale. Ma anche consapevolezza che, così come è la Calabria, dovremo accettare questo orrore così come accettiamo lo Scirocco, i terremoti e tutte le altre calamità.

*Questo lunedì alle 19 manifestazione di solidarietà per l’attentato subito da Tiberio Bentivoglio promossa dal Sindaco.