LA CONFESSIONE. Io che avevo 13 anni volevo soltanto essere felice

LA CONFESSIONE. Io che avevo 13 anni volevo soltanto essere felice
melito Io ho tredici anni. E non sono più una bambina. Il mio corpo è cambiato, ha il corpo delle bambole. Io ho tredici anni e i ragazzi mi guardano. Guardano i miei seni e quando sorrido e mi volto e li osservo in un certo modo. Io ho tredici anni e il mio fidanzato è più grande di me e mi ama. Noi ci ameremo per sempre, non come mamma e papà che insieme non stanno più.  L’amore è bello più dei giochi di bambina. Io di lui mi fido. Di lui mi fidavo, io.

Io ho tredici anni e un giorno il mio amore, mi ha portato dai suoi amici. Che erano sette. Erano sette. Sette bocche, sette fiati, sette risate, sette padroni, quattordici occhi, quattordici mani addosso ai miei tredici anni. Il mio amore mi portava da sette uomini. Loro mi dicevano fai questo e quello e io- che avevo tredici anni e non capivo e avevo paura ed ero una e loro sette, ed ero di nuovo bambina e loro ombre maledette dentro di me - io facevo e aspettavo che finissero presto di divorarsi i miei tredici anni.

Io avevo tredici anni. Gli uomini venivano da me, mi dicevano di salire sulle loro macchine e io andavo e non parlavo e mi sentivo sporca e mi vergognavo e scomparivo. Io avevo tredici anni e c’era un letto con il copriletto rosa e lì sopra mangiavano la mia anima. Rosa, come il corredo delle bambine appena nate. Io invece su quel letto sono morta trafitta per due anni, da sette uomini. Mi hanno chiesto di riassettarlo il mio letto, di aggiustare la mia tomba senza fiori e gentilezze e senza lacrime, neanche le mie, ché tanto i morti non piangono più per nessuno, tantomeno per se stessi.

Io avevo tredici anni. Oggi non so più quale età ho. Mi hanno rotta in tanti pezzi. Un pezzo andrà a mia madre, un pezzo a mio padre, un pezzo alle brave donne e ai bravi uomini  del mio paese che sapevano, e hanno chiuso gli usci delle loro case, un pezzo all’uomo che  ha buttato il mio corpo  e sette pezzi a ciascuno dei sette  che in questi anni sono entrati dentro la mia anima che non ha più età, come i morti che smettono di essere.

E voglio dirvelo, voglio dirvelo - ora che sono rotta, frantumata, ora che porto sul mio corpo mutilato tutte le offese delle bambine di questa terra bestemmiata dalla vostra infamia, ora che al posto mio c’è un’estranea–voglio dirvelo che io desideravo soltanto  diventare una ragazza. Adesso  invece non sono più niente.  Ora sono colla, sono rumore, uno straccio bagnato  sbattuto contro il pavimento. Mi sento  acqua sporca e fibre grigie attorcigliate e cattive. Sono il buio che ho dentro. Sono un letto sfatto con il copriletto rosa intriso degli odori del male.

L’amore non dovrebbe provocare così tanto dolore.Avevo tredici anni un tempo. Ero una bambina. Volevo soltanto essere felice.

*Il disegno chen accompagna l'articolo è di domenico bafometto loddo