La Procura ha ricostruito i dettagli di quest’impasto usando le parole e le confessioni dei forestali costretti, loro malgrado, a ristrutturare la casa privata del Capo: duecento metri quadrati su due piani con vista mare nello splendore di Amantea.
Un’intera squadra di operai di Calabria Verde era stata piazzata lì a lavorare di fino. Falegname, carpentiere, capo operaio, capo squadra, manovali, idraulico e l’esperto di informatica, tutti impegnati tra ottobre e novembre 2014 e poi, saltuariamente, fino giugno 2015, su quella casa. Ai conti ci pensava Marco Mellace, agente contabile di Calabria Verde. Era lui ad attestare che quegli operai erano a lavoro nel Comune di Paola. Sul posto le maestranze ci arrivavano con un Ford Transit aziendale, con carburante a spese dell’azienda. E anche il materiale veniva acquistato con i soldi di Calabria Verde. Materiali buoni che sarebbero dovuti finire nella sede dell’Ente ma che lì, secondo le indagini della finanza, non ci sono mai arrivati. Sul piano formale tutto in ordine e siccome a Calabria Verde erano precisini e pignoli le maestranze sono state retribuite fino all’ultimo minuto di lavoro. Oltre alla paga normale, 5mila euro di straordinario, per i sabati e le domeniche, erogati con straordinaria generosità dal contabile. Soldi della comunità, come i 20mila euro di materiale e come tutto il resto. Perché tutto fosse in ordine era stato elaborato e finanziato un improbabile progetto ad hoc: “EventiG15” che sarebbe dovuto servire per compiti e fini istituzionali della direzione generale dell’azienda. Il che, se si cancellano i “fini istituzionali” è anche vero.
La squadra dei competenti, di circa otto operai, fino a maggio 2015 passava ad Amantea tutta la giornata lavorativa. Dal lunedì al venerdì, come fosse tutto normale. Qualcuno, dopo le prime volte, si era rifiutato di tornarci. Ma gli altri, forse spaventati dalle possibili ripercussioni, ci sono andati fino alla fine. Cambiavano un tubo del water al posto di pulire un fiume, installavano una lavastoviglie anziché prevenire il rischio frane. Sul cosiddetto foglio firme la destinazione ufficiale era Paola perché lì esiste veramente una struttura dell’azienda che doveva essere mantenuta.
«In realtà, non siamo mai andati a Paola – ha raccontato un capo cantiere -, ci fermavamo direttamente ed esclusivamente ad Amantea». Lì, nella casetta del capo, dove lui li accoglieva in vestaglia, si occupavano dei lavori di ristrutturazione. La sera prima di andare “a lavoro” bisognava acquistare il necessario. Si recavano dai fornitori di Calabria Verde, a cui appioppavano anche la bolla di trasporto, e racimolavano il necessario. Quella casa prima l’hanno svuotata di roba e scatoloni vecchi, trasferendoli altrove o buttandoli nella spazzatura, se necessario, poi ci hanno realizzato tutto quel che serviva per il confort di Furgiuele e famiglia.
Un sotto tetto con perline e lana di roccia, laminato in ogni stanza, l’intero impianto elettrico, quello idraulico e internet (è la modernità!), oltre ad una serie di modifiche strutturali ai bagni. La partenza da Siano era fissata alle sette del mattino e da Amantea si rientrava tra le 15 e le 17. Una volta tornati alla base erano tutti liberi di farsi la propria vita.
Furgiuele era esigente. Il capo cantiere lì ce lo voleva sempre. Gli ordinava di stare insieme agli altri operai, per seguire i lavori. Lì, nella villetta di Amantea, serviva come il pane: «Mi diceva che non gli interessava se occorreva la mia presenza sugli altri cantieri». Non gli si poteva dire di no. Quei lavori erano da farsi assolutamente, senza se e senza ma. Gli operai avevano paura e anche il capo cantiere ne aveva. Si sentivano a disagio e provavano pure a manifestarlo. Ma non era semplice. Si trattava di «ordini di servizio», d’altronde. E disobbedire significava accettare delle conseguenze. Così com’era capitato al capo cantiere, che non aveva accettato di firmare alcune bolle false, e si era visto, da un momento all’altro, trasferito in un altro luogo. Lui si era lamentato, «perciò mi hanno allontanato. Per me è stata una penalizzazione, poiché questi cantieri erano ben più distanti da casa mia». Ma poi il sogno di una casa low cost è finito. E’ accaduto quando la voce dei lavori si è sparsa tra gli altri operai. Così Furgiuele decise un cambio di rotta e fu costretto a contattare una ditta privata per finire la sua casa sul mare.