
La costante, a ogni latitudine, è che le rivendicazioni razziali, territoriali, storiche, si rivelano sempre delle grandi fregature per il popolo. Servono per ridare linfa ai potentucoli locali messi da parte da un nuovo sistema di potere, o per creare nuove elites che, inevitabilmente, al modo solito, tiranneggeranno il popolo.
Così, fratelli terroni, tenetela ferma la convinzione che il popolo meridionale ha subito e subisce gravi ingiustizie; ma, quando vi parlano di immense ricchezze passate di enormi fabbriche, di treni sfolgoranti di strumenti di democrazia avanzata e costituzioni ultra libertarie, tirate il freno: Noi, gli ori al massimo li trasportavamo a mò di muli, sui treni ci salivamo per rifornire di carbone le caldaie, nelle fabbriche non ci lavoravamo con paghe e orari sindacali, e uno straccio di diritto non c’è mai stato concesso nemmeno ai tempi dei filosofi.
Il passato non è mai appartenuto al popolo, si va avanti proprio con la speranza che prima o poi arriverà anche il tempo giusto per poveri e umili. Per adesso teniamoci in pancia la certezza che il popolo terrone lo champagne non l’ha mai assaggiato, l’ha sempre visto bere agli altri.