
Nel volumetto, collana Crinali 07, seguono quattro pagine di Nicola Scaldaferri, docente di Etnomusicologia dell’Università Statale di Milano, origini lucane, suonatore pluripremiato di zampogna a chiave, che ha avuto il pregio di sottolineare quella che è una caratteristica rilevante dell’ultimo cantastorie:
Confrontando i brani fissati nei supporti discografici con quelli ripresi in spettacoli dal vivo, emerge come durante la performance Profazio non si limita mai a delle mere esecuzioni o ‘messe in scena’ del canto: piuttosto giunge a riformularne la struttura in base alla situazione del momento, introducendo in modo più o meno estemporaneo elementi narrativi e gestuali, grazie anche a una stretta interazione coi suoi ascoltatori. … (Nel)la storia del Re Bifè, la versione discografica classica, con la caratteristica alternanza di cantato e parlato e il virtuosissimo effetto di scioglilingua, dura meno di tre minuti: … nella versione dal vivo eseguita durante un concerto nella Valle dei Templi, dove l’esecuzione si dilata, grazie soprattutto alle interazioni con il pubblico, al punto di giungere a sfiorare i 10 minuti. (p. 23)
Venerdì scorso, nella Teatro studio Borgna dell’Auditorium di Roma, dopo una introduzione di Peppe Voltarelli che ha eseguito alcune canzoni di Otello, Profazio ha alternato pezzi dell’ultimo CD con altri del suo repertorio davanti a quasi quattrocento persone con le quali ha interloquito più volte, soprattutto nel classico <<Gira-gira / gira-e-vota>> che racconta il viaggio a tappe di due donne, madre e figlia, dalal Piana di Gioia Tauro ad Altamura, passando per Mammola, Crotone (dopu ma simana bona arrivarono a Cutrona), Villapiana (dopu n’autra simana / arrivaru a Villapiana) e, fine viaggio con sorpresa, <<alla fini via Matera / arrivaru ad Altamura / arrivati ad Altamura /la mamma è prena e la figghia pure) con le <<morali>> conseguenti che arrivano a cinque ma di cui ricordiamo soltanto la quarta: No levari fìmmini giriandu / si no prima rrivanu a ottantun annu.
Eseguita per ben due volte nel concerto romano la canzone eponima del CD, la Storia, ricavata e modificata da una poesia di Ignazio Buttitta: Non ti stancari di scippari spini / di siminari all’acqua e a lu ventu / la storia no meti a giugnu / non vindigna a ottoviru/ avi na sula staciuni / lu tempu.
Profazio ha interpolato, deliberatamente come spesso gli capita, il terzo verso (di siminari all’acqua e di predicari a lu ventu) ampliando la metafora originaria (incentrata sulla semina difficoltosa fatta in condizioni climatiche sfavorevoli, pioggia e vento che disperdono i semi) e sottintendendo la metafora evangelica del buon seminatore che parla anche per chi non ascolta.
L’introduttore, p. 18, ha però frainteso i versi parlando di <<seminare sull’acqua>> e poi, forse tirato per la giacca dalla sua vocazione a universalizzare l’esempio e da qualche fortunata quanto e ormai superata formula sulla ‘fine della storia’, si impelaga in una frase infelice e poco fruttuosa: <<con la struggente esortazione di guardare ancora avanti, senza avvilirsi troppo per le sconfitte di ieri e di oggi perché, oltre la storia, si distende il tempo: un tempo non più inteso come movimento rettilineo verso una meta ma come durata e accumulo in cui, in linea di principio, tutto potrebbe ancora succedere per cui possono continuare etc.etc>>; a parte la troppa distanza del soggetto di <<possono>>, né Buttitta né Profazio parlano del ‘tempo’ che si distende oltre la storia, anzi entrambi dicono che esso è la stagione della storia (La storia … avi na sula staciuni, lu tempu).
Interessante la soluzione grafica di inserire dopo il testo delle diverse canzoni, in grassetto e di colore celeste come il titolo di esse, dei giudizi estemporanei sul cantastorie raccolti durante o dopo le performance profaziane.
Si nota qualche menda nei testi: a p. 45 il proverbio comu mi la paghi ti la mmolu (come mi paghi così ti affilo l’ascia) è diventato come me la paghi te l’ammollu.
Alla manifestazione romana è stato molto applaudito anche a Saverio Viglianisi, chitarrista che accompagna ormai da diversi anni Profazio e che ha incantato l’uditorio per la limpidezza del fraseggio e per diversi pregevolissimi assolo, a volte richiesti anche da Otello.