Loddo, uno scrittore reggino al design immateriale di Matera

Loddo, uno scrittore reggino al design immateriale di Matera
loddo Maternale- Storie Cellulari è il progetto che il gruppo NoB, formato da Andrea Pugliese e Sebastiano Bisson e dal reggino Domenico Loddo, ha realizzato per il secondo festival del design immateriale di Matera tenuto dal 9 all’11 dicembre 2016. Un trio consolidato di amici e scrittori, nato nel ’99, sull’onda di un corso di scrittura creativa seguito insieme. Di quel corso nessuno dei tre serba grande ricordo, la loro amicizia invece è rimasta, e li ha portati a confrontarsi tra loro e con le nuove opportunità tecnologiche, presentando a Matera un nuovo e originale format di storytelling via WhatsApp, grazie al quale le ‘Storie cellulari’ (brevi storie ritagliate in paragrafi e inviate in sequenza) vengono diffuse e trasmesse sugli smartphone, a tutti gli iscritti al servizio broadcast che possono interagire.

Nelle parole di Domenico Loddo  ho percepito un grande entusiasmo nel portare avanti questa avventura a sei mani, che lo ha visto protagonista di qualcosa di completamente innovativo. Un esperimento del genere, era già stato fatto a Dresda da Vanessa Wormer, raccontando la storia del bombardamento subìto dalla città durante la seconda guerra mondiale,  raccogliendone i commenti -anche in questo caso, usando le liste di broadcast di WhatsApp. Analogamente, quello del gruppo NoB  non era che un esperimento rivolto a sondare i limiti, ma anche le potenzialità, che uno strumento come WhatsApp presenta nel raccontare storie e a farle diffondere.

Si procede a tentoni, si definiscono i confini e le possibilità dei nuovi mezzi, e si cerca di modificarne la destinazione per trasformarli in qualcosa di diverso. In questo caso è l’interazione degli utenti a determinare il senso dell’esperimento, mentre l’atto creativo si realizza nel momento stesso in cui la storia si polverizza nella rete per effetto della diffusione, formando infiniti rivoli di reazioni che confluiranno al punto di partenza,  arricchendo e moltiplicando la storia stessa. Un successo per il numero di partecipanti e per le positive reazioni ma che, a dire dello stesso Loddo, nelle future versioni, per Milano e Torino, verrà reso più interattivo su narrazioni in grado di coinvolgere personalmente gli iscritti al broadcast in uno storytelling che fornirà anche una sorta di easy learnig.

Se, poi, andrete a consultare il sito del festival del Design di Matera, vi renderete conto di due cose:
1. la modernità delle proposte passa da un linguaggio ricco di locuzioni anglofone (infatti);
2. tutto questo vago dire altro non è se non fuffa.

Nel marasma sconosciuto di queste entità immateriali, tra i fatti e le cose, mancano certamente le parole adeguate per definirlo.  Ci si arrampica su quelle già esistenti, usando i termini inglesi che ci paiono più efficaci. Ma tutto questo non fa che allontanarci da questa realtà virtuale, che ci appare indecifrabile  ancorché incomunicabile. Abbiamo bisogno di tantissime nuove parole per definire e per dare consistenza a questo presente fuggevole e al futuro vicino e incomprensibile.

 Oltre l’entusiasmo, c’è la voglia di sperimentare esplorando le opzioni tecnologiche di questo nostro tempo -smaterializzato e inconsistente, come la rete- in grado comunque, di produrre effetti sulle nostre vite, perché sebbene quello che si è fatto a Matera, in occasione di questo festival, appare più che altro come un’esperienza interessante,  si tratta in effetti dei primi tentativi e approcci per scoprire ciò che riserva l’avvenire  all’Homo Technologicus.

La cosa sicura è che a Matera-materia-materica si sono divertiti tutti come matti a giocare con gli utenti della rete e gli utenti si sono divertiti perché parte di qualcosa che sta cambiando, in questo avanti tutta verso l’ignoto dove mancano terre e mare.