I (quasi) vitalizi dei consiglieri regionali. RICTRIP

I (quasi) vitalizi dei consiglieri regionali. RICTRIP
di RICCARDO TRIPEPI - Mentre il dibattito politico bloccato sulla crisi interna del Pd e la polemica di bassa lega tra Oliverio a Scopelliti, a palazzo Campanella l’attività va avanti.  Ben venti consiglieri regionali su trenta, sia di destra che  di sinistra, non hanno voluto farsi distrarre e  hanno provveduto a depositare una proposta di legge sul sistema previdenziale dei nostri politici.

Non si tratta di un vero e proprio vitalizio, che non potrebbe essere reintrodotto, ma di un sistema pensionistico di tipo contributivo, “analogo a quello dei pubblici dipendenti” si legge nella relazione che accompagna la proposta di legge.

Secondo il nuovo sistema che ricalca quello previsto per i parlamentari dopo l’abolizione del vitalizio. I consiglieri andranno in pensione al compimento di 65 anni di età e a seguito dell’esercizio del mandato per cinque anni. Per ogni anno ulteriore di mandato il limite cala a 60 anni.

 Fin qui, oltre a sottolineare alcuni odiosi privilegi, si potrebbe anche non aggiungere altro. La legge prevede così per il Parlamento e molte Regioni si sono regolate allo stesso modo.

 Il problema è all’interno della relazione tecnico-finanziaria. E’ prevista una quota dell’indennità a carico del Consiglio regionale, pari al 24,20% dello stipendio mensile dei consiglieri. Il che comporta una spesa ulteriore di euro 562.795,20. La stessa cosa avverrebbe per il Tfr, con la quota a carico del Consiglio pari a 101.062,20  euro all’anno. Un totale di 663.857,40 euro all’anno a carico delle provate casse regionali per garantire la pensione ai consiglieri regionali.

 Si tratta di una semplice proposta di legge, sottoscritta da 20 consiglieri (Battaglia, Aieta, Arruzzolo, Bevacqua, Bova, Cannizzaro, D’Agostino, Esposito, Giudiceandrea, Graziano, Greco, Mirabello, Morrone, Neri, Nucera, Pasqua, Romeo, Scalzo e Sergio) in maniera assolutamente bipartisan, e ancora dovrà essere passata all’esame delle Commissioni e poi del Consiglio. E con il clima che si respira difficilmente passerà in questi termini. Ma certo è  esemplificativa di cosa le istituzioni siano diventate per la politica ed è stata sufficiente ad innescare la polemica politica.

Ad attaccare a muso duro, ovviamente, il Movimento Cinque Stelle. «Il tentativo di ripristinare il vitalizio, mascherandolo da pensione, messo in atto dai consiglieri regionali calabresi è l'ennesima riprova di quanto inadeguata, cialtrona e arrivista sia la classe dirigente che attualmente guida la Regione».

Il consigliere regionale Fausto Orsomarso, fresco di passaggio in Fratelli d’Italia e che non è tra i firmatari, esclude si possa trattare di un vitalizio. «Io non l’ho firmato perchè voglio capire innanzitutto di cosa si tratta. Credo che si tratti di una legge ai fini pensionistici, iniziativa fatta anche da altri consigli regionali che hanno normato ai fini pensionistici chi come tanti, come me o altri, hanno interrotto l’attività lavorativa. Non penso che oggi noi possiamo votare qualcosa che riporti al passato. Cosa ben diversa è se ci si omologa a quello che accade in tutte le altre regioni».

A difendere a spada tratta la proposta di legge, il primo dei firmatari, il reggino Domenico Battaglia. «Con il progetto di legge depositato si mira ad introdurre anche in Calabria, come è stato già deliberato e applicato dalle altre Regioni d’Italia, a distanza di due anni dall’inizio della X legislatura, il sistema contributivo previdenziale per gli eletti in Consiglio regionale che non ha nulla a che vedere con il vecchio assegno vitalizio in vigore fino alla precedente legislatura. Anzi, il colpevole ritardo della non applicazione della legge statale del 2013 da parte dell'Amministrazione regionale – aggiunge Battaglia - potrebbe far sorgere possibili contenziosi giuridici nei due anni già trascorsi per i mancati versamenti previdenziali».

Dopo un giorno intero di tam tam mediatico, arriva però la parola fine da parte di Oliverio che chiede l’immediato ritiro della legge. «È una proposta inopportuna e non condivisibile. Lo sforzo di governo che stiamo sostenendo è rivolto a sollevare le sorti della Calabria e a tutelare i diritti dei calabresi, a partire dai disoccupati e dai senza reddito. Questa proposta è distorcente e serve solo ad alimentare le trombe del populismo e  dell'antipolitica. Per questo ne ho chiesto l'immediato ritiro.  Mi auguro che non arrivi in aula, altrimenti sarò costretto a porre, per la prima volta, la fiducia».