Nella prima repubblica era, almeno ufficialmente, tutto chiaro. La Democrazia Cristiana, partito di cui facevo parte, vietava ai massoni l’iscrizione al partito. Il Pci non aveva rapporti con le logge ma, quanto meno sino alla scoperta della P2, tollerava qualche doppia tessera. Laici e socialisti, invece, non nascondevano i collegamenti anche organici con le varie obbedienze, regolari o irregolari che fossero.
Oggi il tema torna in primo piano per i candidati massoni anche per quelli “in sonno” (cioè iscritti ma non impegnati nell’attività massonica), che hanno trovato posto nelle liste 5s e che vengono espulsi perché incompatibili con le norme interne. E’ successo anche a Reggio, dove un candidato (che io non conosco ma, per quello che si dice, professionista e uomo per bene) ha dichiarato di voler rinunciare alla possibile elezione.
Altri partiti, compreso il Pd, non hanno la rigidità normativa dei 5s che pongono la questione in maniera stringente come la vecchia DC anche se per ragioni e con motivazioni diverse. Però la pongono e quindi fanno bene ad escludere i massoni a prescindere se hanno torto o ragione.
La mia fede e la mia cultura mi hanno sempre posto in una posizione antitetica alla massoneria e distante anche rispetto ad altre realtà associative pur non ad essa assimilabile. Questo non significa che io pensi che i massoni non possano svolgere ruoli politici o scalare i vertici burocratici ed istituzionali del nostro paese. Non lo pensava nemmeno la vecchia Dc che aveva al tema un approccio ideologico e valoriale non negoziabile.
Oggi però si pongono problemi diversi e l’intera questione, io credo, potrebbe e dovrebbe venire gestita in modo trasparente e alla luce del sole. Ai candidati e agli eletti, a qualsiasi livello, dovrebbe essere chiesta una dichiarazione che faccia emergere tutte le appartenenze, comprese quelle riservate e prima di tutto, per il clamore che attorno ad essa c’è stato, alla massoneria. Tale dichiarazione si dovrebbe estendere per legge a tutti i dirigenti della pubblica amministrazione e ai manager pubblici di società piccole e grandi. Credo che anche i giornalisti, per la delicatezza del loro ruolo, dovrebbero adempiere a quest’obbligo.
Non si tratta di fare una schedatura di massa. Gli elenchi degli appartenenti alle logge regolari sono già depositati in prefettura. L’obiettivo, invece, dev’essere di rendere sempre più trasparente scelte e carriere che, in una società democratica ed evoluta, non possono dipendere dall’obbedienza ad una loggia, ad un club service, ad un circolo di società o a una organizzazione religiosa. Le carriere non dovrebbero neanche dipendere dall’iscrizione ad un partito o dalle amicizie coi potenti. Ma questa è già un’altra storia che si chiama lottizzazione e quanto meno è quasi sempre pubblica.
*deputato