SCUOLA e SISMA/5. Bruxelles e l’investimento che la Calabria propone a tutta l’Italia

SCUOLA e SISMA/5. Bruxelles e l’investimento che la Calabria propone a tutta l’Italia

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Le decisioni relative alla scuola: sulla sismica, sulla graduatoria unica, e sulla conoscenza, hanno posto la Calabria in una condizione fuori dagli schemi consolidati, schemi che vedono la Calabria fanalino di coda di tutte le graduatorie, che ti mettono addosso un abito, te lo incollano e vogliono farti credere che quella è la tua pelle.

Le decisioni della Giunta hanno spinto fuori la Calabria dal racconto di irredimibilità che ha fatto e fa la fortuna di tanti, racconto usato e abusato, da qualcuno posto come antropologico. La Calabria è il brutto anatroccolo.

La scuola costituisce un pericoloso precedente, può dimostrare che gli schemi  consolidati possono essere modificati, che l’irredimibilità è una balla e basta.1000 interventi su 2000 scuole fanno della Calabria la prima Regione nella battaglia antisismica.

Investimenti e realizzazioni è quanto chiede Bruxelles alla Calabria e non è poco. Qui ci sono i soldi dice Bruxelles, qui ci sono le scuole risponde la Calabria.

La Calabria non si ferma alla spesa, vuole andare oltre. Vuole sapere che impatti hanno queste realizzazioni su tutta la società. Anche se Bruxelles chiede solo che i soldi vengano spesi.  È paradossale che a Bruxelles si inseguano i cavilli e non gli impatti della spesa.

La Calabria si è posta un obiettivo “sviluppo sostenibile”, obiettivo preciso e misurabile e non chiacchiero logico come “cambiamento”. Lo sviluppo sostenibile è la strada maestra che bisogna percorrere per uscire fuori dalle condizioni di marginalità in cui la storia dello Stato unitario, quella precedente e quella recente, hanno relegato la Calabria.

Se lo schema consolidato si deve rimuovere, la direzione non può che essere quella dello sviluppo sostenibile, con il confronto costanti con le migliori regioni europee. L’impegno formale della Regione è su spese e realizzazioni, ciò che interessa a Bruxelles. Alla Calabria interessa capire quali sono gli impatti sullo sviluppo sostenibile.

Ogni realizzazione infrastrutturale ha molteplici impatti. Si veda il dibattito sulla linea ferroviaria in Val di Susa su cui il Governo gialloverde ha detto tutto e il contrario di tutto, proprio in linea con il cambiamento che può essere in una direzione o in quella opposta, cosi hanno tutti ragione.

Tornando alla Calabria si tratta di vedere gli impatti del programma scuole sullo sviluppo sostenibile. Sviluppo sostenibile vuol dire: sociale, economico e ambientale. L’ impatto sociale più importante dell’intervento sul patrimonio edilizio scolastico è quello sulla riduzione del rischio con l’aumento della sicurezza.

È cruciale dire che negli edifici scolastici della Calabria, dall’infanzia alla secondaria di secondo grado, vivono una gran parte della giornata circa 280.000 alunni, e circa 45.000 addetti tra docenti e non. Quindi più del 16% della popolazione della Calabria vive nelle scuole per 5 ore al giorno per almeno 5 giorni la settimana, per 40 settimane l’anno. Nelle scuole c’è il massimo di concentrazione di popolazione (con più aspettativa di vita) nel tempo.

Nessun altro ambito territoriale ha una concentrazione così grande, nemmeno l’edilizia residenziale nemmeno quella ospedaliera.

Il rischio è la tipica variabile probabilistica. Il rischio sismico è dato dal prodotto delle probabilità di tre fattori: una che accada un evento dannoso, una seconda data dalla resistenza dell’edificio, una terza dalla probabilità di presenza di persone. Sulla prima, riguardo al sisma, si può fare nulla; sulla terza si può lavorare con prove di evacuazione, simulazioni ed altro. La seconda è quella che riguarda la vulnerabilità.

Gli edifici scolastici della Calabria appartengono tutti alla zona sismica 1 o alla 2. Facendo una valutazione freddamente statistica che prescinda dal ruolo dell’istituzione scuola, ne segue che la più alta riduzione del rischio sismico per 1 milione di euro spesi, si ottiene investendo nella sicurezza delle scuole cioè nella vulnerabilità.

La decisione della Giunta regionale di puntare all’adeguamento sismico o alla demolizione e ricostruzione, diviene cruciale perché interviene direttamente nella vulnerabilità. Si noti che il rischio collettivo si riduce per ciascun edificio scolastico su cui si interviene. Cioè si ha un formidabile effetto lineare, ogni intervento completato riduce il rischio, senza aspettare che si finiscano tutti gli interventi.

Facendo i necessari calcoli sui tre fattori e sulla riduzione che si ottiene con la vulnerabilità ad esposizione bloccata, risulta che il modello Calabria per la scuola fornisce la più grande riduzione probabilistica del rischio sismico collettivo ottenuta a parità di spesa in Italia.

E questo ci porta ad un ragionamento finale.

In tutta l’Italia ci sono 15000 scuole nelle zone sismiche 1 e 2. Considerando il costo medio dell’intervento con 10 miliardi si possono adeguare simicamente oppure demolire e ricostruire le 15000 scuole.

La flat tax (lasciando stare l’ingiustizia sociale perché evidentemente non impatta sui disoccupati e su chi non ha soldi) costa secondo il Ministero dell’Economia 60 miliardi l’anno, secondo il Governo 15 miliardi.

Sistemare tutte le scuole nelle zone 1 e 2, costa meno della flat tax di un solo anno nella stima del Governo e meno del 20% nella stima del Ministero. Allora la proposta del brutto anatroccolo Calabria al Governo Italiano, al Parlamento: subito nella legge di bilancio 10 miliardi per sistemare le scuole. Una proposta per un vero Sviluppo.

Un Governo del Paese (giallo, verde, rosso, bianco, blu, … arcobaleno) che non pensi all’elettorato di stasera, ma ai bambini ed ai ragazzi, a un’occupazione vera, dovrebbe mettere al primo punto un grande programma Scuola Sicura per tutta l’Italia.

I have a dream, dice Martin Luther King nella marcia per il Lavoro e la Libertà.

Fatelo un referendum sulla piattaforma Rousseau, tra i partecipanti a Pontida, nelle stanze del Nazareno, nella villa di Arcore e vediamo che risulta. Tutti gli italiani vorrebbero le scuole.


*UniRc