
In cima alla lista c'è sicuramente Alfano, reo di essere passato in una notte da segretario del Pdl a segretario del NCD. Un cambio di casacca drammatico, ma anche spettacolare. Ora Forza Italia ha bisogno di vedere qualche testa ruzzolare in attesa di poter saldare i conti con l'uomo di Agrigento. Ci si chiedeva dove sarebbe iniziata la guerra, dove FI avrebbe aperto il fuoco per la prima volta, mettendo fine ad una tregua a cui nessuno credeva davvero. Alle europee tra pochi mesi si corre ciascuno per fatti propri e i voti saranno contati uno per uno, sarà una battaglia sanguinosa. Meglio far capire a quelli di NCD che non sarà una passeggiata, anzi.
La scelta del bersaglio non ha richiesto molto tempo. In fondo si trattava di isolare dalla mandria il bufalo più malconcio, quello più fragile e iniziare a morderlo ai polpacci.
A conti fatti era inevitabile che fosse il turno di Scopelliti. Fatta a pezzi la legge elettorale dalla Corte costituzionale, il governatore si trova nei pasticci. E' l'unico presidente di regione ad aver lasciato Berlusconi, l'unico ad aver portato in dote ad Alfano un gruzzolo di senatori e deputati. Una cosetta non da poco, visto che sugli Scopelliti-boys reggono il governo Letta e un mucchio di destini politici. Quindi FI ha aperto le ostilità in modo duro, diretto, senza mediazioni. Vogliono la pelle (in senso politico ovviamente) del governatore che aveva minacciato di cancellarli dalla Calabria e il partito del cavaliere a Roma ha autorizzato la caccia. Se lui cade, come in un gigantesco domino potrebbero cascare Alfano e il governo.
Scopelliti è il bufalo azzoppato della politica nazionale di NCD e tocca a lui mostrare di poter sopravvivere. Il governatore ha una bella serie di guai su cui ha finora galleggiato grazie ad un csx esangue e muto e grazie, soprattutto, al muro di difesa eretto dai suoi, tra cui quelli ora finiti in FI.
Ha due o tre processi rognosi, uno a Reggio per il bilancio truccato della/dalla Fallara, uno a Catanzaro per la questione Sarlo, un altro già in cassazione per la discarica di Longhi-Bovetto. È stato sindaco di una città la cui gestione è stata fatta a pezzi dal ministero dell'Interno, dal Tar, dai giudici di Reggio Calabria che hanno dichiarato incandidabili Arena&co e, infine, dalla terna commissariale che dice che l'amministrazione di palazzo San Giorgio puzza ancora di ndrangheta e chiede ad Alfano (cavolo, proprio a lui) di metterlo nero su bianco.
Non gli basteranno più i convegni antimafia, nè gli accordi addirittura con l'Onu sui beni confiscati per sottrarsi all'ira dei suoi ex amici. I quali, per inteso, non sono delle educande e si sono spolpati Fini per molto, molto meno.
La resa dei conti tra FI e NCD, per uno scherzo del destino e per eccessI di furbizia, è iniziata in Calabria. Sfida dura. Francamente scommettere su chi vincerà è un azzardo troppo grande.