Che strano silenzio. Che luce strana. Anche ora che posso uscire un po’ di piu’.
La Russia l'ha già fatto due volte (con Napoleone e con Hitler): ritirandosi ha sconfitto ed irriso il suo nemico. Ho riascoltato, ritirandomi, alcuni CD (ricordate i CD?) che non ricordavo neanche più di avere. E ho visto che ascoltandoli mi dicono (di me) più cose di quelle che quotidianamente mi dice Spotify. Ho messo ordine, ritirandomi, nel mio computer, dando una parvenza di logica all'archiviazione e, nel cancellare molte cose, ne ho ritrovate altre che avevano davvero poche chances di riaffiorare e vivere di nuovo. Ho assaporato alcuni di quei sottòlî che spesso vanno a male oltraggiati dalla spesa nuova, fresca, quotidiana, frutto di un capriccio estemporaneo.
Sempre in ritirata, ho guardato quel quadro che abita con me da tempo (quasi dimenticato), e ho visto (finalmente) quella macchia sulla parete in fondo dietro il televisore (pèrdita o condensa?) che rivendicava ormai un diritto di riconoscimento e residenza. Ho aspettato qualche telefonata e ne ho fatto qualche altra (a volte) senza fare niente. Ho fatto il bucato, peraltro grande passione, con una lavatrice osservata come se fosse un totem mentre girava, lavava, asciugava, strizzava. Ho cercato con successo (imprevisto e imprevedibile) un libro che era sepolto nella mia memoria, ed è riemerso per un motivo sconosciuto stando seduto in cucina, non potendo uscire. Ho addirittura usato i divieti come alibi, per non fare certe cose che invece avrei fatto (inutilmente) fino a ieri. E posso migliorare. Ma forse e’ arrivato il tempo di uscire di nuovo. Sarà meglio o peggio?