L’ITALIA A FINE GENNAIO 2020, PRIMA DEL CVIRUS

L’ITALIA A FINE GENNAIO 2020, PRIMA DEL CVIRUS

felix

E’ una bella abitudine, e ve la consiglio, quella di conservare e leggere, o rileggere, i giornali e soprattutto le riviste un po’ datate, non di molto nemmeno, perchè in controluce ci restituiscono forse le immagini più vere e reali. Prendiamo, ad esempio, questo nostro Paese, annichilito e devastato dal corona virus da neanche due mesi a questa parte. Un Paese in cui la divisione tra governanti e governati si accentua ogni ora che passa, in cui la divisione tra nord e sud è ormai all’ordine del giorno, in cui soprattutto il pessimismo dilaga in ogni angolo, in preda come siamo ai racconti più cupi e neri del nostro vivere quotidiano.

  Nemmeno tre mesi fa, sull’inserto settimanale del Corriere della Sera, uno dei vicedirettori di quel giornale (che è il piu’ letto e diffuso in Italia) tracciava invece un insolito quadro dell’Italia e di Roma che apriva a speranze e a nuove prospettive. Era il settimanale ‘Sette’ del Corsera  del 31 gennaio 2020, più o meno 90 giorni fa. Ho riletto quel quadretto ieri. ‘’Sì lo so – scrive Antonio Polito – tutte le statistiche dicono che vivo in una citta’ invivibile, che respiriamo catrame, che i mezzi pubblici non funzionano, che c’e’ l’immondizia. Tutto vero per carita’. Ma mi domando quante centinaia di milioni di persone in tutto il mondo farebbero qualsiasi cosa per vivere dove e come viviamo noi?’’.

  Poi l’articolista continuava elencando l’assistenza sanitaria nostra, il sistema pensionistico nostro, tutto sommato da non buttare nel cestone dell’immondizia, etc etc … Finendo con la statistica sui suicidi: in Italia tasso di 8.4 per cento su 100 mila abitanti rispetto al 20,8 della Finlandia. ‘’Siamo spesso proprio noi a giudicare il nostro Paese peggio di quanto facciano gli abitanti degli altri paesi’’, concludeva Polito.

  Era, lo ripetiamo, il 31 gennaio del 2020.

E ora? Possibile che in tre mesi viene cancellato tutto, o quasi? Perchè in così poco tempo la pandemia ha cambiato tutto, o quasi? Possiamo tornare ad essere quel Paese del quale tanto ci lamentavamo, con sporcizia, inefficienze, etc etc? E non faremmo bene – questo il fulcro della riflessione – a guardare con un occhio un po’ meno drastico le cose della nostra vita, a prescindere - dunque - oggi dallo tsunami del virus e domani chissa’ da che cos’altro? Quel quadretto su Roma di fine gennaio, replicabile ovviamente in ogni angolo della nostra Italia anche con punte piu’ cattive se volete e piu’ negative, nei tempi bui che stiamo vivendo ci fa forse capire l’estrema relatività e persino la labilità del nostro vivere.

Se tre mesi fa tutto sommato anche la tanto criticata Capitale del nostro Belpaese appariva come baciata dal sole, e tutto sommato vivibile, perche’ non sperare che un domani non possa tornare ad esserlo? E con lei tutta l’Italia? Sono solo speranze direte, che si accumulano ai numeri implacabili che ci stanno invece divorando giorno dopo giorno, ora dopo ora. Ma c’e’ una grande lezione che vale, forse, per oggi e per domani: attenti a descriverci piu’ brutti di quanto in effetti non siamo perche’ poi puo’ arrivare – come e’ in effetti arrivata – una tragedia vera e allora cambiano sia le cose che  le prospettive.