I Bronzi restano a Reggio. Un problema o un'opportunità nazionale

I Bronzi restano a Reggio. Un problema o un'opportunità nazionale

bronzifacce

di MARIA FRANCO

Non è il caso di illudersi. Ci sarà sempre qualcuno alla ricerca di un facile titolo di giornale che li vorrà a destra e a manca. Ma, adesso, la risposta – che pure era stata data decine di volte da molti esperti di chiara fama – è il “definitivo no” pronunciato dalla commissione tecnica, nominata qualche tempo fa dal ministro dei Beni culturali, Franceschini.

Dunque; i Bronzi resteranno a Reggio. Per sempre.

Lo dovevano essere già, ma da oggi, dunque, non c’è più alibi che tenga per nessuno: i Bronzi sono un patrimonio e un problema nazionale.

Un patrimonio inestimabile, perché pochi reperti dell’antichità hanno un così dirompente potenziale di coinvolgimento per chiunque, colto o meno che sia.

Un problema (in qualunque altro stato europeo tale termine sarebbe sostituito con: opportunità), perché il paese nel suo complesso – oltre, naturalmente, all’amministrazione locale e regionale (non dovrebbe essere questo uno degli obiettivi imprescindibili del prossimo sindaco e del prossimo governatore?) – deve, prima di tutto, rendere Reggio (futura "ciità metropolitana") “raggiungibile”. (dice qualcosa la morte annunciata dell’aeroporto?).

E dotarla di adeguate attrezzature alberghiere nonché di collegamenti a tutti di centri d’arte e bellezza (e gusto: la nostra cucina è anch'essa una ricchezza) della provincia. Perché i Bronzi, a gustrali con tutto il resto (da Locri a Gerace, all’Aspromonte), sono ancora più belli.