

Dopo la valutazione positiva del dossier presentato dall’Ente parco e la candidatura italiana dell’altopiano alla lista del patrimonio mondiale Unesco nel 2019, risultato che darebbe un ulteriore riconoscimento al territorio montano, si attende un lavoro collettivo e una gestione condivisa per garantire il passo in avanti definitivo. Le basi sono state gettate. Azioni umane che non avversano ulteriormente le aree protette, già sottoposte a una pressione antropica intensa, come rilevato da Science. Conciliando quindi condotte fondamentali per la natura come preservare le biodiversità, le presenze faunistiche, l’unicità dei luoghi.
L’economia montana viene analizzata nel 2014 dall’indagine Aree Protette Italiane in Cifre, realizzata dal Ministero dell’Ambiente e da Unioncamere. Il suolo naturale protetto (15.000 km²) ricopre quasi il 5% del territorio nazionale, in Calabria supera il 10%. Oltre il 50% della superficie dei parchi nazionali – ci dicono nello studio – è «dedicata ad usi agricoli e da questo utilizzo del suolo derivano tutta una serie di prodotti codificati con i marchi IGP e DOP noti anche al di fuori dei confini nazionali».

Economie circolari. «Alcuni esempi di queste produzioni – è scritto – sono la patata della Sila (IGP), il miele delle Dolomiti Bellunesi (DOP), l’arancia e il limone del Gargano (ambedue IGP) prodotti negli omonimi parchi». Il Parco del Pollino, condiviso con la Basilicata, è il più esteso tra le aree protette in Italia. Nell’indagine, che snocciola i numeri sull’economia rurale nelle aree protette, emerge che «contrariamente a quanto accade per la dislocazione demografica, l’impresa appare essere abbastanza radicata nell’ambito dei parchi nazionali». Agricoltura con il 21,4%. Poi commercio e ristorazione (18,4% e 7,7%). Sono i numeri dei settori di attività economica a maggiore incidenza di imprese. Leggendo, poi, i dati sull’imprenditoria giovanile, che rappresentano il 13,1% (8.926) di tutte le imprese presenti nei parchi, sorprende trovare Aspromonte al primo (19,9%) e Sila (17,2%) al secondo posto, seguiti dal Vesuvio, per maggiore incidenza di imprese giovanili nelle aree protette. Quindi le imprese, presenti nei comuni in cui l’impatto del parco nazionale è significativa, si traducono – è scritto ancora nello studio congiunto – «in una densità imprenditoriale di 9,7 imprese ogni 100 abitanti, inferiore sì ma di molto poco rispetto al 10,2 della media nazionale».
Basati al punto vendita di Altipiani, sulla strada principale di Camigliatello, Ivan Vigna e Cristina Ferraro, rispettivamente 51 e 54 anni, conoscono molto bene la Sila e da 15 anni organizzano escursioni e offrono tutto l’anno vari servizi per i turisti avvalendosi delle guide AIGAE e di attrezzature moderne come minibus, mountain bike, sci di fondo, racchette da neve, per far scoprire l’immensa bellezza che ancora concede questa latitudine.
«Qui per quanto riguarda il turismo – dice Ivan, che è anche presidente delle guide ufficiali del Parco nazionale Sila – ci sono enormi possibilità e potenzialità assicurate dagli scenari naturali e da oltre 500 km di percorsi che si possono fare a piedi, a cavallo o in mountain bike. È un luogo fantastico da questo punto di vista. Soprattutto durante la primavera, poco gettonata, dove si vede rinascere la natura in tutti i suoi aspetti: dalle mille intonazioni di verde agli animali che iniziano a uscire dal letargo».

«È un tipo di attività – continua Vigna – molto difficile che porto avanti dal 2003. Nessuno aveva idea di promuovere il settore legato alle escursioni per turisti e amanti del paesaggio naturale. La tendenza è cambiata notevolmente negli ultimi anni. Sono aumentate le guide e soprattutto sono aumentate le possibilità per la Sila. Con il lavoro dell’Ente parco e della Regione. Non c’è ancora una consapevolezza delle capacità presenti in termini di turismo escursionistico e naturale. Quando si parla di Calabria, si intende mare e spiagge, non si parla di tre parchi nazionali e dell’aree protette».
E che risposte, in termini di gente? «Le persone che arrivano – spiega ancora Cristina di Altipiani – sono meridionali, pugliesi o siciliani, poche le presenze relative al nord Italia. Ma ultimamente qui passano veneti, trentini e stranieri dalla Germania. Il turismo giovanile è concentrato durante il periodo invernale, con lo sci. Nel mese di maggio e giugno arrivano invece per vivere esperienze di trekking montano. Centinaia di km, tracciati dal Club Alpino Italiano, che possono essere percorsi in ogni periodo dell’anno».