Avete ragione, avete ragione voi, basta parlare di loro, di ͚sti benedetti neri che vengono dall’Africa. Basta. Dobbiamo parlare di noi, noi popolo Italiano, che stiamo messi male, malissimo. Brutti sporchi e cattivi come siamo. Basta con il continuo cercare soluzioni politiche per loro. Noi siamo l’Europa, mica l’Africa. Basta con questi che li aspettano ai porti del sud, per aiutarli con acqua e merendine. Che per inciso chi le paga l’acqua e le merendine. Noi le paghiamo, che non abbiamo neanche i soldi per mangiare brioches.
Basta con i corridoi umanitari, il mare, la Libia, le multinazionali che è colpa loro, aiutiamolo a casa. Parliamo di noi Italiani brava gente. Che ci sbattiamo per pagare le bollette e abbiamo i nostri problemi e non possiamo pensare a quelli degli altri. Basta con queste immagini di morti ammazzati, che ci viene il dubbio che possano essere vere e non l’invenzione di un cattoqualcosa, che gode nel farci sentire indifferenti. Come quando eravamo piccoli e le nostre mamme a ripetere: mangia che in Africa i bambi muoiono di fame. Sono quarant’anni che muoiono di fame questi bambini. Certo ora annegano in mare, che per fortuna è pur sempre lontano dalle nostre case.
Non tocca la nostra umanità il mare. Se questi morti ce li piazzavano sotto casa, era diverso. Fastidioso. Se erano messi lì uno sull’altro, da spalare come la neve. Cadaveri che puzzano, come l’indifferenziata tenuta sul balcone al sole. Come uscivamo poi da casa, noi brava gente, con i corpi a dirci dove è finita la compassione. Basta anche compassione, che prude come un foruncolo arrossato. Chi li conosce questi. Senza nome, senza patria, senza appartenenza. Non esistono. Grazie a Dio c’è il mare, che se li mangia i corpi e ci libera dall’odore della morte e dal dovere della memoria. Basta, che vogliamo stare in pace, almeno noi.
Non vogliamo turbarci per la donna raccolta su una asse di legno che galleggiava da due giorni. Come la protagonista di Titanic. Forte! Fortunata lei, è viva. Magari giusto un attimo ci commuoviamo, perché così ci hanno insegnato nelle chiese. Ma poi, perché soffermarci sul suo sguardo che sa l’abisso degli uomini. Sul cadavere bambino e il cadavere madre con cui è stata vicina. Sulla sua paura disperata, sul pensiero del male e la sua indifferenza, sui soccorritori e la loro vicinanza affranta di carezze e occhi. L’umanità è inutile come la poesia. Non ti fa mangiare, né pagare le bollette.
Questa moda di sentire l’altro come parte di noi. Basta. Sei fregato per sempre quando succede. Perché convincerci che nessuno mette i suoi figli su una barca a meno che l’acqua non sia più sicura della terra. Lo dice una poesia. Parole. Le poesie non salvano, neanche noi. E͛ inutile come l’umanità, a cui, per fortuna, lentamente, stiamo smettendo di credere.