Inquiete Valli Cupe, simbolo internazionale delle bellezze calabresi, finite in una polemica che vede incrociare le spade il Comune di Sersale, Ente Gestore, il consigliere regionale Mimmo Tallini e il direttore della Riserva Carmine Lupia, dimissionario.
I fatti. La Regione tre anni fa ha dato vita con una legge approvata all’unanimità alla Riserva Natura Valli Cupe che nasce con una specificità: ossia la legge non inventa niente, dà solo lo status giuridico di Riserva con relativa dotazione finanziaria ad un’esperienza naturalistica che andava avanti da due decenni e portata avanti con successo nell’area della Sila piccola catanzarese dall’etnobotanico Carmine Lupia.
Oggi a tre anni dalla legge il botanico, frattanto diventato direttore della Riserva il cui Ente Gestore è stato indicato dalla Regione nel comune di Sersale, si è dimesso a causa - ha scritto nella lettera di dimissioni - di episodi “a me sgradevoli sul piano sostanziali e formale”, episodi che Lupia ascrive all’Ente Gestore.
Giorni prima delle dimissioni di Lupia, il consigliere regionale Mimmo Tallini, proponente la legge istitutiva della Riserva, informato delle gravi difficoltà operative in cui si era trovato Lupia, aveva presentato una proposta di legge per spostare la titolarità di Ente Gestore dal Comune di Sersale all’associazione Legambiente: “Non è questa la Riserva che volevamo, un direttore dimezzato e molta confusione nel fronteggiare persino l’organizzazione della ricezione dei turisti incredibilmente a pagamento pur trattandosi di beni pubblici”.
Vedremo nel prosieguo come andrà. Intanto fioccano le polemiche e il sindaco di Sersale ha risposto per le rime con una conferenza stampa. Il punto è però che si rischia di perdere un’altra occasione.
La Riserva Valli Cupe è infatti diventata un simbolo di ottime pratiche naturalistiche e Lupia il suo profeta, bravo fino al punto di portare alla nascita in poco tempo di un’economia collegata alle Valli Cupe (nascita di tanti ristoranti e b/b) e di coinvolgere ogni mezzo di comunicazione nazionale e internazionale (due volte la Bbc); di farla partecipare anche attraverso Federparchi e il Fai ad eventi nazionali e internazionali, con relazioni fitte con l’Università Cattolica ed altre istituzioni culturali nazionali.
Sorgono spontanee due domande: perché in Calabria si giunge a mettere a rischio un modello naturalistico così prezioso tanto da essere diventato un simbolo di quel processo di sviluppo virtuoso che nasce dal basso e trova accoglienza in ogni ambito istituzionale?
Se le dimissioni di Lupia restano irrevocabili non è ovvio pensare che perda di senso persino la stessa legge regionale che ha incisivo su un’esperienza da lui ideata e promossa?
Al di là delle polemiche comune-consigliere regionale e delle critiche mosse da Lupia all’Ente Gestore, interessa capire come scongiurare il rischio che l’esperienza Valli Cupe affondi in questa paesana polemica, dopo aver mietuto successi e rappresentato una pagina bella per la Calabria delle aree protette e non solo.
La soluzione potrebbe essere quella di aggiungere il coinvolgimento degli enti locali interessati, Sersale, Zagarise e Cerva (includendo nella Riserva oltre alle meravigliose Timpe Rosse anche dei beni ambientali ricadenti nel comune di Cerva), coinvolgimento da farsi attraverso protocolli e una prassi che in ogni caso salvaguardi lo spirito della legge istitutiva della Riserva e l’autonomia decisionale del direttore della Riserva che agirebbe di concerto col Dipartimento Ambiente della Giunta regionale.
Sicuramente trovarsi con una Riserva senza più il suo direttore naturale (Lupia) significherebbe trovarsi da qui a breve dinanzi se non a un carrozzone burocratico a un ente sub-comunale senza talento e senza passione. A chi può far piacere una simile scenario? Misteri di Calabria...